Quando si parla di riforme si pensa sempre al welfare, a ridurre la spesa per le pensioni, la sanità, l'assistenza, oppure ad aumentare la flessibilità nel mondo del lavoro. L'Italia è già un sistema molto flessibile, fin troppo per le nuove generazioni, e con una spesa per il welfare decisamente inferiore alla media dei grandi Paesi dell'eurozona. Un riformismo in tal direzione otterrebbe un consenso popolare che il riformismo aristocratico alla Nicola Rossi, imitativo del modello lontano di Blair, non riuscirà mai a raccogliere. Quindi, giusto o sbagliato che sia, è destinato a rimanere nei libri e negli atti dei convegni. |
Di Curzio Maltese dal Venerdì di Repubblica del 12/1/07 Il dibattito sulla sinistra e il riformismo scatenato dall'uscita di Nicola Rossi dai DS sarà senz'altro affascinante, ma non sarebbe male ogni tanto parlare di questioni minime e concrete. Per esempio la strombazzata liberalizzazione delle licenze dei taxi. Se c'è stata non me ne sono accorto. Si prende l'aereo o il treno da Roma a Milano e se tutto va bene, ovvero se i bagagli sono arrivati o il ritardo non supera l'ora, ti toccano altri quaranta minuti di fila. Piove, non piove, c'è una fiera o una partita ma pure un campionato di bocce, e i parcheggi sono deserti, í centralini del radío-taxi ti mettono in attesa per decine di minuti. Nella Capitale, dopo che un tassista ha ucciso a botte un noleggiatore, hanno scoperto il segreto di Pulcinella: un titolare di licenza su cinque è pregiudicato. Sono stati promessi controlli, tolleranza zero. Andrà a finire come con ì ladri di bagagli all'aeroporto di Malpensa, riassunti tutti fino all'ultimo. Ci sono parcheggi di taxi controllati da bande, lo sanno tutti, basta chiedere agli stessi tassisti. Gli unici a non saperlo sono i vigili, troppo occupati a fare multe per divieto di sosta. A Milano le bande ancora non ci sono ma la situazione non è migliore. Il numero delle auto pubbliche è identico, unica differenza le tariffe più alte. Questa storia dei tassisti sarà magari un'inezia ma è significativa di quanto sia mal concepita la gran discussione nazionale sul riformismo. Quando si parla di riforme si pensa sempre al welfare, a ridurre la spesa per le pensioni, la sanità, l'assistenza, oppure ad aumentare la flessibilità nel mondo del lavoro. L'Italia è già un sistema molto flessibile, fin troppo per le nuove generazioni, e con una spesa per il welfare decisamente inferiore alla media dei grandi Paesi dell'eurozona. La vera grande riforma sarebbe ridurre la montagna del debito pubblico, in modo da usare i soldi degli interessi per investimenti produttivi, assistenza, ricerca, modernizzazione. Dove il bisturi riformista dovrebbe agire, e in fretta, è nel tagliare il cordone ombelicale che lega lo Stato alle mille corporazioni protette e autarchiche che non esistono altrove e bloccano la crescita del Paese imponendo gabelle insensate. Dove la flessibilità dorrebbe essere introdotta è fra i dipendenti pubblici, in una burocrazia che si perpetua nell'assenza di criteri di valore e produttività, Con centinaia di migliaia di impiegati che producono pochissimo e picchi di assurdo nei grandi manager alla Cimoli, che mandano al disastro ferrovie e compagnie aeree eppure ne escono ogni volta immensamente arricchiti. Un riformismo in tal direzione otterrebbe un consenso popolare che il riformismo aristocratico alla Nicola Rossi, imitativo del modello lontano di Blair, non riuscirà mai a raccogliere. Quindi, giusto o sbagliato che sia, è destinato a rimanere nei libri e negli atti dei convegni. E lo dice anche Maltese che certo non è un bolscevico. E' una vita che scrivo a leder politici di sinistra e centrosinistra, per cercare di capire che diamine intendono quando parlano di "Riformismo".Quali sono i contenuti? Tutti sentiamo parlare di dell'anima riformista del CS che si oppone all'anima massimalista (o radicale, o comunista), ma che significa quali sono le differenze? Partiamo dalla definizione che ne da il dizionario Utet: "la tendenza a modificare ![]() 2a TS polit., estens., estremismo e radicalismo politico accentuati 2b CO estens., atteggiamento intransigente che esclude ogni forma di conciliazione e di mediazione" (QUI)Tutti sentiamo parlare di dell'anima riformista del CS che si oppone all'anima massimalista (o radicale, o comunista).Leggendo le definizioni dovremmo pensare che Margherita e la parte di Riformisti dei DS vorrebbero un cambiamento graduale con mezzi democratici, mentre l'altra parte del CS, la parte definita massimalista (RC, PdcI, Verdi; Correntone DS) vorrebbero invece abbattere lo stato capitalista con qualunque mezzo?Qui ci vorrebbe una risata accompagnata dalla domanda ma questi son scemi? Oppure sono fanfaluche, specchietti per le allodole per distrarre l'elettorato, mentre è in corso una partita di potere?Davvero qualcuno è disposto a credere che Bertinotti o Diliberto vogliano "abbattere lo Stato capitalista"?Allora di che stiamo parlando?Credo che la divisione passi tra chi, pure ne CS, ha sposato in pieno il mercato, il liberismo, la globalizzazione selvaggia, come uniche categorie con le quali analizzare la realtà e fare politica.Mentre la parte massimalista, pensa che siano possibili altre strade. Sia chiaro che io non difendo una parte contro un' altra. I massimalisti sono attaccati anche loro a vecchi schemi che non hanno più riscontro nel reale. Non scrivo in difesa del massimalismo, radicalismo o come lo si vuole chiamare. Difendo però certe verità e certe idee.Se prendiamo in esame la vicenda dell'uscita dai DS del riformista Rossi, richiamata anche sopra da Maltese, forse capiamo di più. Se leggiamo questo articolo del Corriere, ci rendiamo conto, aldilà delle chiacchiere, quali sono i contenuti di quello che chiamano riformismo . Cioè riforma delle pensioni e liberalizzazioni. Tradotto volgarmente: tagli alle pensioni, maggiore flessibilità del lavoro, precarizzazione, preminenza del mercato. Ne ho scritto già altre volte di queste cose, ma ritengo utile tornarci più volte perchè siamo al nocciolo della questione.L'lettorato di CS è stufo di chiacchiere ed è stufo che ogni volta che ci sono difficoltà, al capitolo uno si mette sempre la "riforma delle pensioni" che poi non significa rivedere complessivamente i meccanismi del welfare, significa semplicemente allungamento dell'età pensionabile e riduzione di quello che tocca ai lavoratori. Insomma basta non se ne può più!Credo anche che l'elettorato avanzi anche istanze molto radicali. Riformismo non è moderazione, centrismo, riforme cosi cosi. L'elettorato chiede un riformismo dai contenuti, veri, profondi, con cambiamenti che siano tali. Non con riforme che lasciano tutto come è. Sul primo pacchetto di riforme Bersani c'era un consenso dell'80 %, scemato quando i provvedimenti sono stati ammorbiditi per rispondere ad esigenze corporative. La gente è favorevole ai Pacs, disponibile all'Eutanasia, e via discorrendo. Considera la droga leggera non dannosa, è favorevole all'aborto ed al divorzio acquisiti ormai nella cultura. Invece assistiamo a politiche, piegati al volere del Vaticano, invece di andare avanti sembrano voler ritornare indietro mettendo in discussione diritti ed istituti ormai acquisiti. Vuole delle scelte chiare e nette. Vuole un miglioramento della PA. E' disposto alla flessibilità se si ridiscutono gli ammortizzatori sociali.Senza contare che la riforma Dini sembrava quella definitiva. O fu fatta passare come il provvedimento che poi avrebbe assicurato che non se ne sarebbe parlato più (salvo le verifiche previste e non fatte).Invece i riformisti vogliono fare cassa sulle pensioni, ma non concedono nessun diritto in cambio.Sulle pensioni ho già scritto nel merito che è molto discutibile l'affermazione che l'allungamento della vita imponga l'innalzamento dell'età. Possibile che ci si arrivi, ma non c'è questa urgenza ed andrebbe fatto con una riforma, vera, dell'intero capitolo welfare. Prodi ha detto cose simili.Per capire di che parliamo, la flessibilità va bene, purchè si garantisca che nei periodi di disoccupazione ci sia un salario sociale (indennità o come la si vuol chiamare), insomma che non si resti senza una lira; che chi ha lavoro precario possa accedere al credito, che ci sia un trattamento previdenziale decente.Si può discutere di pensioni, ma solo dopo aver scorporato dai conti dell'INPS le pensioni che sono assistenziali, ma invece gravano sui contributi. Poi si rifanno i conti e si valuta.E le liberalizzazioni possono funzionare se si passa ad un mercato vero e non da un monopolio pubblico ad un monopolio privato, tipo Telecom. In tal caso il tutto è vantaggio non del cittadino/utente ma dei soliti affaristi.Invece continuiamo a vedere che ci si straccia i capelli perchè esce uno come Rossi che passa per riformista, ma ha idee di destra. Niente di illegittimo per carità, purchè sia chiaro. Possibile che un governo di CS non sia capace di elaborare una politica che esca dalle categorie liberismo-mercato-profitto?Possibile che se uno dice queste cose sia giudicato massimalista, comunista, manco avesse proposto l'abolizione della proprietà privata?Possibile che prima di toccare le pensioni non si possono tagliare certi odiosi privilegi?Ad esempio è necessari continuare a passare un lauto stipendio a Previti, interdetto dai pubblici uffici? Non so voi, ma io a pensare che parte delle mie tasse ,fosse anche un solo cent, contribuisce allo stipendio di Previti mi incazzo.Idem se penso che serve per pagare stipendio milionari a gente che senza capacità che rompe l'anima sulla Tv o vi sculetta.Sappiamo tutti che ci sono sprechi enormi, ma non si punta a correggere prima quelli e per vedere se è poi necessario fare altro?Ma non voglio essere accusato di qualunquismo e ritorno a ragionamenti di carattere generale.Continuiamo ad assistere all'inevitabilità del sostegno alle imprese unico sistema sembra per far crescere il paese. Sostenere le realtà produttive va bene, ma bisognerebbe pure che gli imprenditori concorressero al sistema paese e che i finanziamenti non andassero esclusivamente a vantaggio dell'imprenditore.Ti do i finanziamenti ma solo se raggiungi determinati obbiettivi. Aumenti l'occupazione, investi in ricerca, qualifichi e riqualifichi il personale, non ricorri sempre alla cassa integrazione, non chiedi la riforma delle pensioni mentre sfrutti la mobilità lunga licenziando i cinquantenni. Insomma se chiedi e ottieni finanziamenti dallo stato non puoi scaricare poi sulla mano pubblica i costi ed i rischi dell'Impresa. Cosi come hanno fatto fino ad ora.Vi sembrano ragionamenti da comunista massimalista radicale o solo osservazioni di buon senso che ci aspetteremmo da chi ci governa?Queste divisioni orma credo non abbiano più senso, non nei termini e nei modi in cui vengono fatte. Ragionare con certe categorie è stupido. Ci vuole buon senso ed un pò di pragmatismo per affrontare i problemi veri, che sono sotto gli occhi di tutti, e che non andranno via solo si daranno contenuti veri alle riforme. giuseppe galluccio 14/1/07 Per approfondire sul Riformismo : http://www.emsf.rai.it/grillo/trasmissioni.asp?d=673 http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/r/r055.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Riformismo |