Nessuna analisi della presente crisi è riuscita a fare il punto della situazione e identificare l’origine dalla quale sono scaturite tutte le conseguenze. La crisi attuale, partita dall’economia della finanza, si è riversata sul mercato presentando il conto del disastro all’economia del lavoro. |
di Rosario Amico Roxas E’ questa profonda distinzione che si cerca in tutti i modi di nascondere sotto il tappeto, come se si trattasse di spazzatura ingombrante. Non si vuole chiarire che il difetto di base sta nella doppia natura del denaro; doppia natura perché, pur nella medesima dimensione il denaro non è uguale per tutti, e non soltanto per gli scopi cui viene utilizzato, ma come mezzo per sancire la presenza nella società. C’è il denaro/capitale e c’è il denaro/reddito; il primo cresce con l’economia della finanza, il secondo rappresenta il corrispettivo del lavoro. La crisi che stiamo vivendo nasce dal denaro/capitale, colpevole di avere tirato la corda troppo a lungo, sostenuto dall’avidità; ma nel momento della crisi si richiude a riccio a tutela corporativa, peraltro sostenuto e garantito da questo governo. Il capitalismo ha ricevuto regalie, condoni, leggi speciali; ha ricevuto miliardi per “rubare” Alitalia; ha ricevuto garanzie di solidità offerta alle banche per salvaguardare quei pochi capitali che ancora resistono in Italia e che non hanno ancora raggiunto le isole felici dell’evasione; ha ricevuto e riceve programmi di sviluppo economico con finanziamenti di opere faraoniche fuori dal tempo come le centrali nucleari e il ponte sullo stretto, tutti investimenti utili soltanto alla grande finanza e alle grandi mafie che su di essi, hanno speculato ignobilmente e pretendono di poter continuare a farlo. Adesso ci viene nascosto che manca la spesa di denaro come capitale; questo perché il capitale, come denaro, si chiude a riccio di fronte la crisi che ha provocato, con la pretesa, sostenuta dal governo, di riversare sulla borghesia impiegatizia, salariati e operai, i costi della crisi, senza alcun intervento costruttivo, nella forma di spesa di reddito della classe a reddito fisso, per cui la mancata spesa di capitale refluisce negativamente anche sulla domanda per consumi, venendo meno la necessaria liquidità operativa. E’ chiaro che non esistono fondi per sostenere le classi più bisognose, i nuovi disoccupati, i cassintegrati, i precari, i pensionati, i “cervelli” sempre più in fuga precipitosa: sono stati impegnati a profusione per sostenere il denaro/capitale, come se potesse risorgere dalle sue stesse ceneri, penalizzando ulteriormente il reddito da lavoro, mortificando proprio il lavoro, vanificandone l’utilizzo. |