![]() L'illegalità elevata a sistema e giustificata, il conflitto di interessi permanente, la politica ed il paese paralizzato da gli interessi di un uomo solo. |
Forse di Berlusconi, quale capo del governo ce ne siamo liberati. Improbabile che alla sua età, con Fini e Casini che sgomitano possa essere ancora il candidato premier della destra. Ma i danni del Berlusconismo sono ancora qui, tutti, e pesano maledettamente. Ci vorranno anni, per liberarsene semmai qualcuno ci riuscirà. In primo luogo il conflitto di interesse nell’informazione. E’ ancora qui, presente, immenso, forse irrisolvibile, se santa Prostata non ci aiuta. Di fatto un parte della classe politica continua a difendere oltre la logica, oltre il lecito, gli interessi di una persona e del suo stretto giro di complici. Ma su questa finanziaria stiamo assistendo a degli eventi che pur nella loro tragicità risultano comici. Premetto che questo governo non è quello che mi aspettavo e che molta parte degli elettori di sinistra si aspettavano. Costretti alla scelta da una legge elettorale da rivedere assolutamente e dalla necessità di liberarsi di Berlusconi, ci si è turati il naso, montanellianamente, e si è votato i Mastella, le mogli dei vari leder, Di Pietro con de Gregorio, ecc.. In questa finanziaria molte promesse vengono rispettate parzialmente o non del tutto. Sicuramente si cerca una ridistribuzione, ma le riforme vere, il voltare pagina anche nel modo di fare politica non si vede e non si sente. Francamente però, assistere alla destra che porta in piazza industriali ed autonomi va voltare lo stomaca, se non si è colti da ilarità. In Italia non si scende più in piazza per la difesa o la conquista di diritti. No, si scende in piazza per difendere degli assurdi privilegi. La categoria degli autonomi (PI e liberi professionisti, tassisti compresi) vanno in piazza per non pagare qualche centinaio di € in più di tasse a fine anno. Loro che sono la sacca di evasione maggiore in Italia. Insomma vanno in piazza per difendere il loro “diritto all’illegalità”. Ed è stato Berlusconi che in questi anni ha dato “legittimità” all’illegalità, scusate il paradosso, ma stiamo parlando appunto di quello, cioè che non pagare le tasse era giusto e legittimo, che non sono i ladri e i mafiosi ad essere tali, ma la magistratura ad essere “politicizzata”. In tal modo ha aumentato a dismisura uno dei peggiori tratti degli italiani: la furbizia. Per cui chi non paga e si arricchisce illecitamente alle spalle degli altri non è un delinquente, ma un furbo. La cosa triste e paradossale anche qui che spesso a difendere i furbi sono coloro che sono state le pecore tosate dal furbo che inneggiano. Cosi Tanzi, Previti, Cagnotti, Berlusconi che hanno prosperato nell’illegalità sono i furbi, quelli da imitare, non dei delinquenti da disprezzare. E le pecore tosate non si rendono conto che i furbi prosperano alle loro spallo perché la “legge uguale per tutti” è un principio a difesa dei deboli non dei potenti. Invece si ammira chi si fa beffe, grazie al potere detenuto, di questo sacrosanto principio ritagliandosi aree di impunità. Ora la finanziaria sarà pure criticabile e lo è, ma sparare alzo zero contro Prodi, in questo momento forse è controproducente. Lo dice uno che non è mai stato tenero né con lui, ne con i Rutelli, i D’Alema e compagnia. E che dire del Berlusconi che attacca l’ipotesi del governo di mettere la fiducia, parlando addirittura di “violazione della democrazia”, quando il suo governo ha sempre posto la fiducia sulla finanziaria e molti altri provvedimenti, nonostante avesse una maggioranza enorme, la più ampia dell’Italia del dopoguerra. Come poterebbe difendersi un governo invece con una maggioranza debole, di fronte alla presentazione di centinaia di emendamenti, tesi a dare una spallata al governo, in un ‘ottica solo politica, senza alcun occhio agli interessi del paese? Un paese che affonderebbe definitivamente se si andasse ad un altro vuoto politico per la caduta di questo governo. Senza contare la grossa, se non totale responsabilità, del governo Berlusconi che in cinque anni, è andato avanti a trucchi contabili, aumentando il debito pubblico, azzerando l’avanzo primario, in una situazione di crescita zero. Eppure la stampa, grossa parte dell’opinione pubblica sembra schierata a contro Prodi che avrà commesso molti errori, ma si trova ad agire in una situazione quasi obbligata dallo stato delle finanze, dalla debolezza della sua maggioranza, dai tentativi di inciuci vari sottobanco. La perla di Berlusconi è la richiesta di dimissioni per il declassamento fatto all’Italia da alcune agenzie di rating. Dimenticando la grossa responsabilità che porta ed il fatto che , con lui al governo, le agenzie di rating ci hanno declassato tre volte. Un’ osservazione a parte per il declassamento delle Agenzie di Rating e per l’atteggiamento tenuto dall’Europa in questa circostanza. Le agenzie di rating sono intervenute anche durante il governo Berlusconi, a giusta ragione, visti i trucchi contabili di Tremonti, l’assenza di provvedimenti strutturali, e le presenza costante di condoni e una tantum varie. L’ avrebbero dovuto però fare più duramente allora,m vista l’assoluto fregarsene del cavaliere dei conti pubblici. Colpisce ancora di più l’atteggiamento delle istituzioni Europee, praticamente cieche durante il governo Berlusconi, concedendogli rientri pluriennali, anche di fronte al mancato mantenimento di impegni precedenti ed all’atteggiamento berlusconiano, decisamente antieuropeo. Ora di fronte a Prodi e Padoa Schioppa che hanno altra competenza, serietà e credibilità internazionale e di fronte agli sforzi per sanare la situazione economico/finanziaria in un momento molto difficile, adottano un atteggiamento durissimo, mai visto in precedenza. Non concedendo di spalmare i 40 miliardi della finanziari su due anni, come fatto con Berlusconi, intervenendo in maniera decisa su molti aspetti. Dov’erano prima? Sa che cosa è dovuto questo indubbio usare due pesi e due misure? Non a caso Padoa Schioppa perplessa si è lasciato sfuggire una frase che testimonia la perplessità: “intervengono ora che il malato inizia la cura!”. E l’atteggiamento dell’Europa è davvero incomprensibile. Per coloro a cui sfuggono questi meccanismi, e la loro reale portata mi dilungo in qualche spiegazione. Il debito pubblico è la quantità di obbligazioni (bot, cct e vari) emessi dallo Stato che per fare cassa emette titoli, con la promessa di dare un tot di interessi a chi anticipa i soldi comprando quei titoli. La misura degli interessi viene stabilita anche facendo riferimento al rating delle agenzie di revisione internazionale. Ora se il rating viene declassato per mantenere le obbligazioni appetibili ed evitare una fuga in massa che comporterebbe un sicuro default, lo Stato si trova costretto ad aumentare gli interessi. Ed in una situazione economica cosi, pagare più interessi significa affondare definitivamente. Per capirci l’Argentina è affondato sotto il peso di un centinaio di Miliardi di € di debito pubblico. L’Italia ha più di dieci volti il debito dell’Argentina a memoria siamo ad un milione e 200 mila miliardi di debito pubblico. Per questo non convince l’atteggiamento Europeo, che a seguito delle agenzie di rating, sparano sull’Italia aumentando la sfiducia ed i rischi per il paese in un momento in cui Prodi sta tentando uno sforzo straordinario per risanare il paese. Se l’Italia affonda ciò non mancherà di conseguenze per l’Europa. Essendo legati all’Euro come minimo ci sarò un crollo della moneta. Cosi pure ai miei occhi l’atteggiamento di Almunia e soci appare incomprensibili, dettato magari da astio personale verso Prodi, ex presidente della commissione, non certo da una serena valutazione dello stato delle cose. Insomma se un lavoratore indebitato, lo si vede sforzarsi per sanare il debito non gli si mettono i bastoni tra le ruote, ama gli si concede un po’ di fiducia, limitata condizionata, ma questa è l’unica strada. Se il debitore affonda il credito diventa inesigibile. In chiusura vi rimando a due brevi articoli di Repubblica di oggi che danno sottolineano i paradossi della situazione italiana e del berlusconismo. giuseppe galluccio 21/10/06 Le agenzie di rating sono agenzie di revisione dei conti che certificano i bilanci degli stato, certificandone la salute economica/finanziaria< ed il rating è appunto la valutazione. Un paese va in defoult quando non è più in grado di pagare i suoi debiti, cioè le obbligazioni emesse. Ricorderete il caso dell'Argentina che non potette pagare i bond emessi, cosa di cui fecero le spese numerosi italiani. Che un gruppo di attivisti cattolici, molto attivisti e molto cattolici, fischi Romano Prodi, rientra nel novero delle possibilità. Ma che lo stesso gruppo di attivisti cattolici applauda Berlusconi è, invece, puro surrealismo politico. Non esiste niente, sotto il sole, più anticristiano di Berlusconi. L´edonismo, le poppe in vendita, il fracasso mondano, il consumismo bulimico sono state la mission (riuscitissima) delle sue televisioni. Se c´è qualcosa che ha definitivamente azzerato la dimensione spirituale di questo paese, o quel poco che ne restava, questo qualcosa è la televisione commerciale. Ora: la crapula, i quattrini e le tette come unico orizzonte della vita possono anche andare bene a noi altri miscredenti. Si sa che siamo sazi e disperati (come disse il Biffi) e dunque dediti, per ingannare il tempo, alle più sozze pratiche. Ma un cattolico? Un cattolico, Gesù santo, come accidenti fa ad applaudire Berlusconi? Sulla base di quale abbaglio demoniaco può trasformare in idolo un tipetto al quale interessa solo ciò che si compera e si vende? Berlusconi è il classico mercante che il fondatore del cristianesimo avrebbe buttato fuori dal Tempio. Si vede che il Tempio, nel frattempo, lui se l´è comperato. Di Elena Polidori. http://www.repubblica.it/ ROMA - Sull´attitudine di Silvio Berlusconi alla simulazione, così come nella maggior parte degli uomini politici da Machiavelli in poi, si potrebbe scrivere e in parte è stato scritto un trattato. Ma per restare all´aspetto delle bugie economiche, colpiscono alcune affermazioni pronunciate dall´ex premier ieri a San Giuliano di Puglia a proposito dei declassamenti dell´Italia e dei voti di fiducia. Dice infatti Berlusconi che «mai una bocciatura dalle agenzie di rating» si è avuta nel suo ultimo governo, mentre invece nel 2004 Standard & Poor´s ha declassato il paese da «AA» a «AA-», dando così un giudizio critico sulla politica economica del governo che Berlusconi, evidentemente seccato, definì a suo tempo «fuori misura». L´anno dopo poi, sia S&P che Fitch hanno abbassato l´outlook nazionale, cioè le previsioni economiche, da stabile a negativo, che non è certo un bel risultato ma piuttosto il segnale che qualcosa non va. «Siamo passati da una categoria all´altra ma è ancora un giudizio sospeso», commentò a caldo l´allora premier, negando che di declassamento si trattava bensì solo di «un´ammonizione», per usare le parole del suo ministro dell´Economia, Domenico Siniscalco. Ma le agenzie di rating, a quei tempi, tenevano così tanto gli occhi addosso all´Italia, che Berlusconi pensò di convocare a palazzo Grazioli gli esperti di Moody´s, la terza grande, temuta società specializzata, per una chiacchierata di mezz´ora: mai era accaduto che gli analisti si recassero a casa del capo del governo. Il rating, ma anche la storia della fiducia sulla Finanziaria. A San Giuliano, parlando del ricorso a questo voto annunciato dal governo Prodi, l´ex premier afferma che «è una cosa che non attiene ai metodi di una vera democrazia». E sarà anche così, però secondo un calcoletto del ministro per i rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, il precedente governo ha usato questo strumento su Finanziarie e decreti collegati «ben 13 volte in cinque anni»: una nel 2001, cinque volte nel 2003, tre nel 2004, quattro nel 2005. L´elenco, «molto lungo», Chiti è in grado di «inoltrarlo ai suoi uffici, se questo può contribuire a riempire vuoti di memoria». Poi chiosa: evidentemente «Berlusconi ha voglia di scherzare». «E dopo tutto, che cos´è una bugia? E´ solo la verità in maschera», scriveva il poeta inglese Byron. |