News: L'ATTENTATO A BELPIETRO FU FASULLO. LO SCRIVE IL GIORNALE !!
(Categoria: POLITICA)
Inviato da ferocibus70
sabato 01 gennaio 2011 - 13:45:29



belpietro_small.jpgLe, secondo me, fasulle accuse a Fini mosse da Belpietro hanno un risvolto positivo. Hanno riportato alla luce l'inchiesta dimenticata sul presunto attentato allo stesso Belpietro. La procura è orientata a dichiararlo completamente falso se non addirittura incriminare l'agente di scorta. A dirlo non è Il Fatto o La Repubblica, cioè i "comunisti", ma Il Giornale l'altro house-organ del berlusconismo d'assalto e di fango. In molti lo sapevamo già  e l'avevamo detto e scritto, ma ovviamente il controllo berlusconiano dell'informazione fa si che chi pone dubbi passa per quello che copre i terroristi ed i delinquenti. Ora però ci sarà un 'ufficialità e la conferma de Il Giornale mette le cose in maniera molto diversa.




L'articolo potete leggerlo sotto.
Scritto in maniera impeccabile per fottere Belpietro. Infatti si premura di sottolineare che Belpietro era in buona fede, non ne sapeva niente che il responsabile è solo il caposcorta. Ma è evidente che la sottolineatura lascia la puzza su  Belpietro . Che nella migliore delle ipotesi ha strumentalizzato la vicenda per farsi pubblicità. In qualunque caso ne esce ridicolizzato. Perchè Il Giornale fa questa clamorosa marcia indietro rispetto a quello che aveva sostenuto all'epoca del fasullo attentato (vedi qui e qui)?
Solo guerra per qualche copia in più, visto che i due quotidiani  pescano nella stessa fascia di lettori (gli imbecilli berlusclonati!!)?
Onestamente anche se possibile mi pare un po' riduttiva come ipotesi, visto quello che c'è in ballo, vista il clima politico. C'è il recente attacco di Belpietro a Fini con notizie secondo me assolutamente strampalate, più del falso attentato. Mettere in dubbio la credibilità di Belpietro, significa mettere in dubbio anche la credibilità delle accuse a Fini , alle quali peraltro eccetto i soliti imbecilli berlusclonati non ha creduto nessuno. Un 'ipotesi  l'ha fatta Genchi in suo articolo, è può essere una chiave di lettura. Ma se è cosi Belpietro ha agito con un mandato indovinate di chi? Il solito Innominato!! E se ha agito con un mandato perchè Il Giornale di proprietà dell'Innominato mina la credibilità di Belpietro e quindi la credibilità dell'operazione? Il Giornale non ha seguito le direttive dell'Innominato? Belpietro risponde ad altri padroni? Possibile! perchè pare che l'Innominato temi come la peste le elezioni, più dello stesso PD, quindi l'inasprimento del clima, mentre tenta di comprare altri deputati finiani non gli giova, visto che certi attacchi finiranno per compattare il gruppo finiano.
Ipotesi, ipotesi, ipotesi, magari qualcuno anche strampalata.
Ma due cose sono certe.
Nella destra sta succedendo qualcosa, che forse ormai sfugge al controllo dello stesso Innominato.
La seconda è che dovrebbe essere chiaro anche ai ciechi, perfino a Napolitano e ai vescovi che fanno continui richiami generici, inutili, ipocriti contro il clima avvelenato, chi è che avvelena il clima. Chi sparge fango ed odio, chi semina calunnie, chi lancia minacce chi tenta ricatti. E questi non sono certo i soliti komunisti o le toghe rosse.

giuseppe galluccio

Agguato a Belpietro, dubbi dei pm.

Caposcorta verso l’incriminazione

Milano Tra un po’ saranno passati tre mesi. E Ferdinando Pomarici e Grazia Pradella, i pubblici ministeri che dal 4 ottobre indagano su quanto accadde quella sera nella casa milanese di Maurizio Belpietro, ormai si sono fatti un’idea abbastanza precisa. La conclusione cui i due pm sarebbero giunti (il condizionale è d’obbligo, visto il riserbo che fin dall’inizio circonda le indagini) pone i magistrati in una situazione per alcuni aspetti lievemente imbarazzante. Compiute tutte le verifiche, eseguiti tutti gli esperimenti, valutate tutte le testimonianze, gli inquirenti sarebbero infatti arrivati a convincersi che in via Monte di Pietà, nel palazzo dove abita il direttore di Libero , quella sera non sia accaduto in realtà assolutamente nulla. Ovvero: che nessuno abbia cercato di fare la pelle al giornalista. Che sulle scale del palazzo non ci fosse nessun altro, se non il capo della squadra di poliziotti che vigila sulla sicurezza di Belpietro. E che tutto quanto accaduto- gli spari, l’allarme, eccetera - sia stato frutto, nella migliore delle ipotesi, di un errore di valutazione da parte dell’agente. Da dove nasce l’imbarazzo della Procura è presto detto. I pm vogliono evitare a tutti i costi che una simile conclusione costituisca dal punto di vista mediatico un boomerang per il giornalista. Come è giusto che sia, l’allarme seguito all’episodio ha portato a Belpietro una quantità di manifestazioni di solidarietà. E se l’affare si sgonfia, i magistrati vogliono impedire che sia Belpietro ad apparire in qualche modo corresponsabile della faccenda. Mentre invece - e questo l’inchiestalo ha confermato senza ombra di dubbio - il direttore di Libero ha percepito i fatti come se il pericolo fosse assolutamente reale. Belpietro non aveva alcun motivo per dubitare del racconto di Alessandro N., il poliziotto. Tant’è vero che si è spaventato molto. Se una «montatura» c’è stata, dunque, Belpietro ne è stato una vittima. È questo il messaggio che la Procura vuole che sia chiaro, il giorno in cui l’esito dell’indagine verrà reso ufficialmente noto. Assai diverse le valutazioni che andranno fatte sulla posizione del poliziotto. Inizialmente, la versione dei fatti fornita dall’uomo è stata accolta senza tentennamenti: Belpietro che viene accompagnato fin sulla soglia del suo appartamento, poi entra in casa, il caposcorta che scende lungo le scale e s’imbatte in uno sconosciuto armato di pistola che gli punta contro l’arma e tira il grilletto.«Aveva un’automatica, forse una calibro 9, ma il colpo non è partito. A quel punto ho estratto l’arma di ordinanza e ho fatto fuoco », diceva la testimonianza raccolta subito dopo i fatti. Ma, strada facendo, l’inchiesta si sarebbe imbattuta in inverosimiglianze e incongruenze, innescate dal primo dato oggettivo: l’as­senza, nei filmati delle numerose telecamere di sorveglianza presenti nella zona, di qualunque immagine riconducibile all’identikit dell’attentatore. In teoria, se ora dovesse emergere che l’agente si è inventato tutto, gli andrebbero contestati diversi reati: procurato allarme, spari in luogo pubblico, simulazione di reato. Ma l’orientamento della Procura sarebbe, nei limiti del possibile, di non infierire su Alessandro. L’agente (già protagonista all’epoca di Mani Pulite di un agguato rimasto senza riscontri, quello al procuratore aggiunto di Milano Gerardo D’Ambrosio) potrebbe avere agito comunque in buona fede, sotto il peso di uno stress eccessivo. Proprio questo stato di stress avrebbe, d’altronde, convinto i vertici della questura ad allontanarlo dalla sezione Scorte e destinarlo ad un altro servizio. Il Giornale




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