News: PERCHE' LE COMMISTIONI TRA SERVIZI E MAFIA NELL'AFFAIRE RIFIUTI??
(Categoria: MUNNEZZA & CAMORRA)
Inviato da ferocibus70
giovedì 27 gennaio 2011 - 13:09:17



Sembra curioso, ma ogni qual volta si approfondisce la questione rifiuti vengono fuori i servizi segreti. E' non è un fatto occasionale, ma sistematico.  I servizi sono citati in una denuncia di Ganapini, assessore all'ambiente nella giunta regionale di Bassolino nel 2008. Denuncia passata quasi sotto silenzio nonostante la carica dirompente.
Ora o Ganapini viene dichiarato pazzo oppure ci devono delle spiegazioni.




Di servizi parla anche Angela Napoli, ex-pdl, per la questione delle navi di veleni affondate in Calabria.
L'altro convitato di pietra in questo affare è la mafia, cioè meglio le mafie, in particolare  la camorra dei Casalesi, una delle più attive consorterie nella gestione del traffico di rifiuti, tossici e no. L'intreccio tra  camorra dei casalesi e servizi  viene fuori già negli omicidi di  Ilaria Alpi e Miran Hrovatin

Una parziale risposta  la da Pecorella nel brano di articolo riportato sotto.
Ma questo rappresenterebbe la parte "pulita".
Un' altra possibile verità l'ho trovata  nel bellissimo romanzo di Mimmo Cangemi , Il giudice meschino. Ecco la storia molto in breve.
Un PM in Calabria viene ammazzato. Un altro PM suo caro amico, ma non un cuor di leone, per rispetto all'amicizia e all'affetto che lo legava al collega, prende ad indagare tra difficoltà, depistaggi, opposizioni dei vertici della procura che non vogliono scavare. Alla fine di una tortuosa è avvincente vicenda il PM scopre la verità.
Il suo amico è stato ammazzato perchè aveva scoperto un traffico di rifiuti tossici in cui era implicato il governo, ma fosse lo stesso Stato. In una triangolazione internazionale il governo italiano aveva garantito ad un paese estero (mi pare la Francia) lo smaltimento di scorie nucleari. Probabilmente su questo affare oltre a ragioni di Stato c'era l'arricchimento personale di qualcuno, ministro, deputato..insomma chi aveva intermediato l'affare.
Il governo ovviamente avrebbe avuto difficoltà a smaltire lecitamente quelle scorie, per una serie di motivi. Per i costi alti di uno smaltimento regolare che avrebbero reso poco lucroso l'affare. Perchè se vai in un posto a scaricare scorie nucleari succede il finimondo. Cosi il governo/lo Stato appalta il servizio alla mafia (nel caso specifico alla ndrangheta) che seppellisce i bidoni con le scorie in un terrapieno scavato per la costruzione di un ponte. Il tutto ricoperto da una colata di calcestruzzo. Cosi la cosa vien definitivamente nascosta agli occhi del mondo. Ma un bidone rotto ed il conseguente  inquinamento di un prato da pascolo che causa la morte di un centinaio di vacche, porta tutto alla luce. [2]

Perchè si utilizzano le mafie per questo lavoro sporco? Perchè essendo sporco, illegale, non può certo farlo un soggetto istituzionale. Ma anche, se non soprattutto, perchè le mafie nel sud Italia hanno un controllo capillare del territorio. Grazia al monopolio della violenza che possono esercitare senza regole nè limiti, se decidono di scaricare rifiuti in un punto nessuno si metterà di mezzo, sapendo di dovere avere a che fare con picciotti e cumparielli.
Le mafie verranno ricompensate con denaro, appalti, benevolenze varie.

Queste logiche spiegano anche diverse altre cose. Le continue emergenze al sud sono volute all'interno di questa logica. Perchè il traffico di rifiuti genera denaro e lo Stato in alto, ed gli amministratori locali in basso non intervengono perchè spesso sono collusi, o sanno di avere bisogno di quell'illegalità. E si spiega anche perchè il sud sta diventando la discarica d'Italia e d'Europa. Perchè in nessun altro posto essitono poteri che hanno un controllo cosi capillare del territorio. Ne viene fuori che la "questione meridionale" non avrà mai soluzione, se non viene sottratto il controllo del territorio a consorterie illegali.
Ma poichè di volta in volta, per affari diversi, lo Stato usa quel potere delle mafie, la questione meridionale è sempre li, che cresce e trascina un 'area intera nel degrado .

giuseppe galluccio

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Il governo pagò il Sismi per i traffici segreti di Vincenzo Mulè da terranews
ESCLUSIVO. Un documento del 1995, coperto ancora dal segreto di Stato, rivela come il nostro servizio segreto militare sia intervenuto in prima persona nella vicenda delle navi dei veleni.
Un documento coperto dal segreto di Stato. In mano a Gaetano Pecorella, presidente della Commissione ecomafie, da pochi mesi. Racconta un’altra pagina dell’infinita storia sulle navi dei veleni e dimostrerebbe come il Sismi, il servizio segreto militare, abbia seguito la vicenda. Il documento è datato 11 dicembre 1995 e rivelerebbe che il governo di allora, guidato da Lamberto Dini, avrebbe destinato una somma ingente di denaro (centinaia di milioni) al nostro servizio segreto per «lo stoccaggio di rifiuti radioattivi e armi». Il documento è ora agli atti della Commissione presieduta da Pecorella, numero di protocollo 294/55. L’anno prima, Legambiente aveva scoperchiato la pentola dei traffici illeciti nelle acque del Mediterraneo, facendo partire le prime denunce sulla vicenda.

Ragionando con il senno del poi, e senza andare dietro a troppe dietrologie, l’attività del Sismi rientrerebbe nelle normali operazioni che un servizio di difesa dovrebbe svolgere. Restano però aperte diverse questioni, che nemmeno il trascorrere degli anni è riuscito a chiarire. La prima, e forse quella più rilevante, è perchè un atto così di routine venga coperto dal Segreto di Stato, «vincolo posto – come afferma lo stesso sito internet dell’Aise, che dopo le riforma dei servizi ha raccolto l’eredità del Sismi - su atti, documenti, notizie, attività, cose e luoghi la cui divulgazione può danneggiare gravemente gli interessi fondamentali dello Stato». Il segreto di Stato, inoltre, si caratterizza per un limite temporale di 15 anni «ulteriormente prorogabili dal Presidente del Consiglio». [...]

In sostanza, quello che emergerebbe sarebbe una collusione tra servizi segreti e parte influente della politica. Un filone che, sempre secondo Pecorella avrebbe «una sua logica nel senso che i rifiuti pericolosi venivano prodotti dalle aziende di Stato e a un certo punto bisognava eliminarli» [1]. Anche illegalmente, perchè «in quel momento non c’era un sistema diverso. Ad esempio i fanghi radioattivi dove sono finiti?».

Una prima risposta a questa domanda aveva provato a darla Francesco Fonti, il pentito che con le sue dichiarazioni nell’autunno del 2009 alzò di nuovo il sipario sulla vicenda. Nel suo memoriale un posto di primo piano spetta all’agente Pino. «Il mio filtro con il mondo della politica è stato, fin dal 1978, un agente del Sismi che si presentava con il nome Pino. Un trentenne atletico, alto circa un metro e ottanta con i capelli castani ben pettinati all’indietro, presentatomi nella Capitale da Guido Giannettini, che alla fine degli anni Sessanta aveva cercato di blandirmi per strapparmi informazioni sulla gerarchia della ‘ndrangheta. Funzionava così: l’agente Pino contattava a Reggio Calabria la cosca De Stefano, la quale informava il mio capo Romeo, che a sua volta mi faceva andare all’hotel Palace di Roma, in via Nazionale. Da lì telefonavo alla segreteria del Sismi dicendo: «Sono Ciccio e devo parlare con Pino». Poi venivo chiamato al numero dell’albergo, e avveniva l’incontro».

Raggiunto telefonicamente in questi giorni, Fonti ha confermato tutto quanto già dichiarato. Ma ha poi aggiunto: «In tanti anni di collaborazione, mi sembra strano che nessuno sia riuscito ad individuare questo agente. Perchè, ad esempio, nessuno mi ha mai fatto vedere qualche fotografia di agenti dei servizi come accaduto con Ciancimino e il signor Franco?».[...]

Il pool investigativo, poi, fu oggetto di attenzioni “particolari” anche durante una trasferta a Brescia: «Fui proprio io - continua Pace - a scoprire che qualcuno ci stava filmando da un camper parcheggiato a poca distanza dalla sede del Corpo forestale dello Stato. Seguirono i 15 giorni più inquietanti di tutta l’inchiesta: improvvisamente, il colonnello Martini, regista delle indagini e delle attività strettamente investigative, si dimette. Ma, soprattutto, muore il comandante Natale De Grazia. Poco prima aveva telefonato a Pace dicendogli che lo avrebbe aspettato a Reggio Calabria per portarlo con una nave sul punto esatto. Quello dove era affondata la Rigel.
Protagonista dell'incontro il boss latitante Michele Zagaria. Il tutto è avvenuto a ridosso delle regionali del 2005. Con lui anche uomini legati ai servizi d'intelligence italiana Dietro lo scandalo rifiuti si allunga l’ombra di un accordo tra i vertici dei Casalesi, uomini dello Stato, con un ruolo decisivo svolto dagli 007. Tutti protagonisti dell’inquietante tavolino. La prima inchiesta del Mattino ha parlato di un incontro tra Michele Zagaria, latitante e capo indiscusso del clan casertano alla presenza di un uomo legato ai servizi segreti, con un delegato istituzionale, del commissariato straordinario di Governo o della regione. L’incontro si sarebbe svolto nel 2006. Il boss dei Casalesi avrebbe discusso della costruzione del termovalorizzatore di Santa Maria la Fossa, nel casertano, in un’area dove sono presenti numerose aziende zootecniche. Come contropartita, la camorra avrebbe chiesto un ristoro, un pezzo dell’affare.[...]

Un luogo riservato alle occasioni che contano. Napoli e Caserta si incontrano nella sentenza che condanna Sergio Orsi a quattro anni e otto mesi. Si legge: “ Ha stretto un accordo con Giuseppe Valente al fine di essere sicuro di vincere la gara per l’individuazione del partner privato da affiancare al consorzio Ce4 nella formazione della costituenda società mista Eco4. Ha altresì stretto accordi con il clan dei Casalesi e in particolare modo con la fazione facente capo a Francesco Bidognetti”. Valente è l’uomo di Cosentino in quel consorzio. Non solo. Giuseppe Valente, anche lui condannato a 4 anni e due mesi, è stato anche il presidente di Impregeco, il superconsorzio poi raggiunto da interdittiva antimafia, che metteva insieme i consorzi casertani ( vicini al centro-destra) e quelli napoletani( vicini al centrosinistra),al vertice uomini di Cosentino e Bassolino. Impregeco doveva occuparsi della gestione delle discariche e della costruzione del termovalorizzatore di Santa Maria la Fossa. Consociativismo sancito tra i rifiuti.

di Nello Trocchia e Tommaso Sodano (autori di La Peste) il fatto

[2] Ho raccontato il romanzo "a memoria", qualche dettaglio può essere impreciso. Ma del resto mi interessava riportare la storia di massima per far capire al lettore gli scenari  che generano il traffico di rifiuti e la commistione tra mafie e servizi

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