News: LA PRIMA STRAGE
(Categoria: MEMORIA)
Inviato da ferocibus70
giovedì 19 aprile 2007 - 23:15:35

Si era sempre sospettato che la strage di Portella della Ginestra avesse una matrice di destra e fosse l'inizio della strategia della tensione per impedire che il PCI andasse al governo. Infatti la strage si colloca dopo le grandi vittorie dei lavoratori in Sicilia, anche in termini elettorali.Ora ci sono documenti ufficiali dei servizi inglesi che dimostrano quanto veri fossero i sospetti, che ora sono certezze.


Non prendetemi per nostalgico se ripropongo questi temi, che possono sembrare vecchi, addirittura stantii.
In Italia c'è una perdita colossale della memoria che è una delle grandi cause dello sfacelo di questo paese.  Ad esempio, come è possibile che siano arrivati ai vertici dello Stato uomini della P2? La P2 fu un'associazione sovversiva che esce in tutti i documenti e le inchieste sulle stragi di stato, parte attivissima nella strategia della tensione. Eppure un suo membro è divenuto presidente del consiglio, altri ministri, altri comunque hanno occupato ed occupano ruoli di spicco.
Cosa provoca questo se non una perdita o una mancanza assoluta di memoria? Provate a chiedere ad un ventenne, ma forse anche ad un trentenne cosa era la P2, cosa fu la strategia della tensione, delle stragi di stato. Vi guarderà inebetito.
Poi va a votare e si fida delle promesse non conoscendo la biografia di colui che fa quelle promesse.
Ecco perchè ritengo importante raccontare questi episodi che hanno molto più valore della spicciola polemica politica quotidiana.

giuseppe galluccio 19/4/07
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Dall'Unità del 19/4/07

Ora anche la Gran Bretagna ha aperto gli archivi della sua intelligence. Dai quali risulta la conferma che il primo atto della strategia della tensione nel nostro paese ha sessant'anni esatti. E che la strage di Portella della Ginestra compiuta da di Salvatore Giuliano il l ° maggio 1947 era l'innesco di un progetto golpista protetto e pilotato (e poi abbandonato) dagli Usa. Progetto volto a restaurare la monarchia per eliminare l'anomalia italiana di una forte sinistra. E affidato a un'impressionante schiera di avventurieri fascisti, banditi, e ufficiali delle forze armate, in special modo carabinieri. Tra l'intelligence inglese e l'alleato americano non correva buon sangue. Nel teatro italiano i britannici ritengono che gli alleati di Oltre Oceano si muovano come elefanti nella cristalleria. Secondo un documento britannico dell'11 agosto 1947, un ufficiale americano che è tra i protagonisti del dopoguerra italiano -l'ex capo del governo militare alleata in Sicilia dal '43 ai '45, e poi governatore di Napoli, Roma e Milano, colonnello Charles Poletti - torna in Italia nel giugno 1947 «in missione speciale per conto del governo americano», in coincidenza con le stragi siciliane attribuite a Gíulíano, che dopo Portella avevano preso di mira molte sedi del Pci e delle Camere del lavoro: «Poletti ha incontrato il signor Jaciní a Roma e, dopo un attenta esame dell'organizzazione dei movimenti italiani di estrema destra, ha promesso da parte del governo americano anni per il movimento e un supporto finanziario sia per le attività in Italia sia sul confine orientale (Udine). (...) Polettí ha posto come condizione per l'assistenza americana che il movimento del­1'estrema destra in tutta Italia sia collocato sotto un comando unificata».
È uno dei documenti inediti, desecretato dagli archivi nazionali londinesi a fine 2006, pubblicati da Gíuseppe Casarrubea e Mario J. Cereghino in Tango connection, un denso volume da oggi in libreria per Bompianì. I documenti inglesi consentono la rilettura di numerosi rapporti del nostro Servizio informazioni e sicurezza (Sis), che all'epoca si occupano di un'organizzazione, l'Unione patriottica anticomunista (Upa), che già nell'ottobre 1946 prepara un colpo di Stata. L'Upa è guidata dal generale dei Carabinieri Giovanni Messe e da alcuni ufficiali del Servizio informazioni militari (Sim)-Agisce agli ordini dell'íntelligence Usa diretta di James Jesus Angleton e Philíp J. Corso. L'obiettivo è una dittatura militare: si pensa a uno o due anni necessari per sconfiggere il «perico­lo rosso»; la struttura del nuovo regime si reggerebbe sull'Arma dei carabinieri. Si procede.
Un altro documento inglese del 13 agosto 1947 afferma: «Il maresciallo Messe ha assunto la direzione militare di tutto il movimento anticomunista nel nord Italia (...). I1 movimenta riceve dieci milioni di lire al mese dalla Confederazione degli industriali dell'Italia settentrionale (...). Jacíni informa le autorità americane sugli sviluppi del movimento anticomunista». Girano molti soldi. Altri due dispacci che agenti britannici, il 2 giugno e il 5 agosto1947, trasmettono da Londra, riferiscono sui menti erogati dalla Banca nazionale dell'agricoltura al movimento clandestino monarchico-fascista, che punta alla costituzione “di squadre armate per le formazioni comuniste”. I rubinetti dei finanziamenti vengono aperti personalmente dall'avvocato Carlo Jurghens,presidente della BNA, e del condirettore, conte Armenise. Il denaro arriva anche alla sede di Roma, in via Quattro Fontane (Unione monarchica italiana), frequentata anche da emissari della banda Giuliano. Il clandestino fascista finora diviso in varie sigle (Far, Eca, Sam) ha a sua completa disposizione il piccolo esercito messo su da Giuliano in Sicilia. E attinge così a questa «fonte unica» finanziaria, supera i dissidi e forma un «Nuovo comando generale», come segnalano (ma a chi?) gli agenti del Sis. Il dossier britannico conferma: le formazioni nere cercano di ottenere finanziamenti anche dagli industriali e dai neofascisti italiani scappati in Argentina. Nel 1947 il comando militare del Partito nazionale monarchico (Pnm), guidato dal generale Scala, dispone a Roma di tre depositi d'armi clandestini cori 600 mitragliatrici e 5mila bombe a mano. Ma l'afflusso di armi è iniziato già nell'autunno 1946: «I gruppi monarchici hanno ricevu­to dall'America del Nord soldi e anni di ogni specie. Fra le armi, vi sono dei fucili mitragliatori di nuovo tipo con cartuccia molto lunga e di grosso calibro. Notizia assolutamente certa», conferma il Sis, in ottobre. E traduce in italiano un documento coevo dei colleghi americani: «Gli elementi che potrebbero opporsi in combattimento contro il comunismo armato provengono quasi totalmente dai quadri degli ufficiali dell'esercito regolare, devoti alla monarchia, nonché da elementi fascisti». Oltre alla mafia e agli agrari, erano essi, secondo Casarrubea e Cereghino, i burattinai di Turiddu Giuliano, il bandito che non esitò a sparare contro la folla di contadini radunata a Portella il primo maggio di 60 anni fa. Il loro «golpe annunciato», così come tante volte accadrà negli anni successivi, servirà a stabilizzare a destra la politica del paese. Ormai inutile, rientrerà nel 1948, dando luogo alla stagione del centrismo.

IL DOCUMENTO Giuliano al bar con i neofascisti
«Le riunioni, nel corso delle quali è sancita la nascita dell'Unione patriottica, affìdata al generale dei carabinieri Messe, si svolgono a Roma in una casa di via Due Macelli di proprietà della duchessa Caffarelli, che dista appena cinquanta metri dal bar Traforo», un locale frequentato da Giuliano nelle sue trasferte romane In un documento del SIS del 25 giugno 47 leggiamo che «il bandito Giuliano vi è stato più volte. segnalato, anche e. soprattutto in ordine ai suoi contatti con le formazioni clandestine di Roma. Vi fu precisato il luogo degli incontri con i capi del neofascismo (bar sito a via del Traforo, all'angolo di via Rasella)».

NOTE
Approfondisci qui
I documenti dei servizi britannici



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