News: LA GUERRA E' SEMPRE UN AFFARE
(Categoria: MONDO)
Inviato da ferocibus70
mercoledì 30 luglio 2014 - 19:38:41


 


Il mondo è in guerra? Evviva!
bomba.gifDopo anni di conti in picchiata, i venditori delle armi più sofisticate festeggiano per il proliferare dei conflitti. E brindano per le previsioni che annunciano ricchi affari: il mercato degli ordigni intelligenti sfiorerà il raddoppio entro il 2018. Missili laser, bombe teleguidate, obici con gps incorporato: oggi gli ordini si moltiplicano, senza badare ai costi. Se nel 2013 in tutto pianeta il fatturato per rifornire gli arsenali hi-tech è stato di 3,6 miliardi di dollari, nel 2018 salirà a 5,3 miliardi.




 
Indovinate dove si firmeranno i contratti migliori? Nel Medio Oriente, ovvio. Gaza brucia, i fondamentalisti dell'Isis marciano su Bagdad, la Siria è tutta un campo di battaglia, a Tripoli si spara nelle strade. Così gli emiri corrono a fare shopping: nell'ultimo biennio il budget militare nella regione è aumentato dell'8,3 per cento. E se lo scorso anno la spesa per munizioni tecnologiche è stata di 350 milioni di dollari, nel 2018 sarà di 712 milioni. Da Abu Dhabi ad Amman, da Ryad al Cairo, tutti vogliono armi di ultima generazione. E le previsioni redatte da Markets and Markets, una società di consulenza texana specializzata nel settore, sono musica per i colossi occidentali delle armi sofisticate.

Kalashnikov e granate per i massacri quotidiani di Aleppo e Mosul infatti provengono quasi tutti da fabbriche cinesi, russe o delle nazioni ex sovietiche. Ma chi vuole strumenti di precisione deve rivolgersi alle aziende statunitensi o europee. Solo loro producono i missili stand off, che centrano il bersaglio a centinaia di chilometri: nel 2014 erano merce rara, con contratti nel Medio Oriente per 23 milioni di dollari. Tra cinque anni il business varrà 208 milioni. L'industria statunitense resta lo storico partner di Israele, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, ma anche Francia e Gran Bretagna si stanno dando molto da fare.

C'è chi però si mostra più disinvolto e offre di tutto a tutti. Garantendo consegne anche in caso di embargo. Chiaramente la tecnologia è un pochino meno up-to-date. Ma il catalogo mostra comunque una scelta efficiente di bombe teleguidate, razzi di precisione e missili aria-terra. Ad esempio la Denel sudafricana, la serba Yugoimport, la turca Rokestan vantano un approccio “laissez-faire” molto gradito nelle capitali arabe, come ha spiegato al sito Defensenews l'analista statunitense Matthew Hedges dell'Istituto per il Medio Oriente e il Golfo. Lo stesso stile che viene seguito in alcune occasioni da Mbda, il big europeo in cui ha una quota anche Finmeccanica.

Le potenze regionali sembrano prepararsi per una guerra a distanza, forse prefigurando interventi nelle zone di crisi attuali. I sauditi stanno modernizzando i loro squadroni di cacciabombardieri Tornado – venduti dai britannici, ma per un quarto made in Italy – con massicci acquisti di ordigni hi-tech: missili a corto raggio Brimstone o i mini-cruise Storm Shadow, assieme a bombe a guida laser Paveway. Gli emiri dell'Uae hanno chiesto per i loro stormi 4900 Jdam che si infilano sulle coordinate gps preassegnate. Il regno giordano invece ha comprato dagli inglesi gli “Advanced Kill Precision” Apkws che trasformano i tradizionali razzi in sistemi laser ad alta accuratezza. Un terzo delle testate hi-tech finisce comunque nella disponibilità del Pentagono. Nell'era Obama gli Stati Uniti stanno ritirando le truppe dal campo ma non abbassano la guardia. E per intervenire dal cielo, con caccia e droni, hanno bisogno di arsenali in grado di centrare gli obiettivi più piccoli da distanza di sicurezza.

Anche i paesi della Nato, nonostante i tagli ai bilanci della difesa, sono pronti a investire nelle armi intelligenti, che promettono di ridurre i danni collaterali e sono diventate lo strumento principe delle “guerre umanitarie”. L'Italia ad esempio ha adottato le Small Diameter Bombs, con meno esplosivo e meno schegge, progettate proprio per queste missioni. E il governo canadese ha appena annunciato un piano per spendere un miliardo di dollari per questi sistemi. Una decisione che nasce dalle polemiche sugli effetti dei raid canadesi durante l'operazione in Libia contro il regime Gheddafi. In quell'occasione vennero impiegate soprattutto “bombe stupide”, senza apparati di guida, e numerose associazioni umanitarie chiesero invano un'inchiesta sugli effetti di questi ordigni tirati spesso in zone urbane. L'istruttoria non c'è stata, ma i vertici militari hanno riconosciuto la necessità di rendere più preciso l'arsenale. Il generale Charles Bouchard, comandante dell'aeronautica che prese parte al coordinamento dell'offensiva libica, due anni fa ha dichiarato: «Dobbiamo essere in grado di operare in una situazione nella quale i bersagli saranno tra due palazzi, dietro una scuola, tra un asilo e un ospedale. Dobbiamo poterli colpire minimizzando i danni collaterali provocati dallo spostamento d'aria o dalla carica esplosiva». Oggi il generale Bouchard è diventato il presidente della filiale canadese della Lockheed: dal consumatore al produttore. Di bombe.

da
L'Espresso



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