News: TRUMP GIA DIMENTICA LE PROMESSE AI LAVORATORI. MAGARI IMPARANO A VOTARE!!
(Categoria: MONDO)
Inviato da ferocibus70
sabato 17 dicembre 2016 - 13:40:39



trump.jpgQuando un ricco dice che si interessa della condizione dei "poveri", mi imbestialisco per l'ipocrisia e la facciaculaggine. Peggio quando vedo i "poveri" che gli cerdono e lo votano. Trump ha migliaia di dipendenti. Se migliora le loro condizioni i suoi profitti diminuiranno. E quando mai lo farà? Se la storia ha insegnato qualcosa è che trovare un ricco che abbia fatto del bene ai poveri, a parte Robin Hood, è impresa ardua. Trump, Berlusconi, Grillo  il discorso è uguale. Ma perchè la gente gli crede? Perchè la gente tende ad andare al seguito di imbonitori, imbroglioni e pifferai magici? La risposta non ce l'ho. Voi?


Donald Trump ha già dimenticato le sue promesse ai lavoratori americani


di da Internazionale

La prima volta che Donald Trump ha mostrato di non avere molto a cuore gli interessi degli americani che lo hanno portato alla Casa Bianca è stato il 22 novembre. Quel giorno un giudice del Texas ha bloccato un decreto approvato dal presidente Barack Obama per estendere la paga obbligatoria degli straordinari ai lavoratori del settore privato. Il provvedimento, che doveva entrare in vigore il 1 dicembre, avrebbe avvantaggiato più di quattro milioni di persone con redditi fino a 47mila dollari. 




Di fronte a questa notizia pessima per tanti statunitensi, compresi, molto probabilmente, tanti elettori che l’8 novembre hanno votato per lui, Trump non ha reagito. Hanno reagito invece i dirigenti del Partito repubblicano, che sui social network non sono riusciti a contenere la felicità. John Boozman, rappresentante dell’Arkansas in senato, ha scritto che è “una grande notizia” e “un passo importante per contrastare gli abusi legislativi dell’amministrazione Obama”.
Dieci giorni dopo è arrivato un altro segnale preoccupante, quando Trump si è lanciato in una zuffa su Twitter con Chuck Jones, un sindacalista dell’Indiana. Jones aveva accusato il presidente eletto di aver ingannato i lavoratori della Carrier, un’azienda d’impianti per l’aria condizionata. Qualche mese prima l’azienda aveva annunciato di voler spostare in Messico circa duemila posti di lavoro. Così Trump all’inizio di dicembre è volato per qualche ora in Indiana, ha stretto un accordo con i dirigenti della Carrier ed è rientrato da trionfatore nel suo ufficio d’oro al 66° piano della Trump tower, a New York, sostenendo di aver salvato i posti di lavoro di mille operai.
Quello delle imprese che trasferiscono linee di produzione all’estero per risparmiare sulla manodopera era stato uno dei grandi temi della campagna elettorale, e la promessa di costringere le aziende a restare negli Stati Uniti era stata una delle armi più efficaci del candidato repubblicano. Ma in un’intervista televisiva Jones ha dato una versione diversa della vicenda Carrier: 850 posti di lavoro che stavano per essere trasferiti in Messico rimarranno effettivamente in Indiana, ma solo temporaneamente: ai lavoratori non era stata data nessuna garanzia per il futuro, e niente impedirà all’azienda di licenziarli tra un mese, o tra un anno. Inoltre Trump ha evitato di dire che per convincere i dirigenti della Carrier ha promesso incentivi fiscali per sette milioni di dollari.
Questa vicenda offre uno spiraglio su quale potrebbe essere la politica economica e industriale dell’amministrazione Trump: concedere aiuti statali alle aziende che hanno deciso di spostare le linee di produzione all’estero, minacciando ritorsioni se dovessero rifiutare; uno strano miscuglio di vecchie ricette conservatrici e un interventismo statale intriso di populismo. Sembra che per ora la strategia stia funzionando: alcune imprese hanno messo in pausa i loro piani di outsourcing in attesa di capire come comportarsi con il nuovo presidente. Ma qualcuno fa notare che questo metodo difficilmente aiuterà i lavoratori statunitensi nel lungo periodo, e meno che mai quelli impiegati nell’industria manifatturiera, in cui la causa principale della crisi non è il trasferimento di posti di lavoro ma la trasformazione del sistema economico e produttivo. Il 9 dicembre, infine, Trump ha scelto Andrew Puzder, amministratore delegato di una catena di fast food, come segretario al lavoro. Puzder è contrario all’aumento del salario minimo – sostenuto invece dalla maggioranza degli statunitensi – e ha idee particolari sul futuro del lavoro e dei lavoratori. A proposito dell’impiego dei robot nelle aziende, in un’intervista rilasciata qualche tempo fa ha detto: “I sistemi d’assistenza automatizzati sono sempre gentili, sono efficienti, non fanno tardi al lavoro, non vanno mai in vacanza e non fanno causa per discriminazioni razziali o sessuali”. La notizia della nomina di Puzder è stata accolta con entusiasmo dal gruppo dirigente repubblicano. Jeb Bush, che pure nella lista degli avversari politici di Trump è subito sotto Hillary Clinton, ha scritto su Twitter: “Un’altra ottima nomina. Un grande leader conservatore e un grande imprenditore che farà un lavoro fenomenale”.

Emanazione fedele

Sull’immigrazione Puzder ha idee molto diverse da quelle difese pubblicamente da Trump. È convinto che i migranti siano una risorsa per le imprese statunitensi e per la crescita economica, e in un articolo pubblicato sul Wall Street Journal nel 2015 ha consigliato ai repubblicani di cambiare posizioni sull’immigrazione per motivi “economici, politici e morali”. Ma Puzder non sarà l’unico della nuova amministrazione ad avere posizioni teoricamente diverse da quelle del prossimo presidente: Rex Tillerson, l’amministratore delegato della compagnia petrolifera Exxon scelto come segretario di stato, è favorevole agli accordi di libero scambio, compreso il trattato commerciale tra Messico, Canada e Stati Uniti (Nafta), contro cui Trump si era invece scagliato in campagna elettorale per conquistare i voti dei lavoratori del Midwest. Perché Trump si sta circondando di persone così lontane dal suo messaggio politico? Una possibile risposta è che in realtà il miliardario si è già stancato del processo politico, che considera lento e inutile (qualche giorno fa ha detto che da presidente non avrà bisogno di fare riunioni tutti i giorni perché lui è una “persona intelligente”), e quindi ha deciso di lasciar fare ai suoi collaboratori, soprattutto al vicepresidente Mike Pence.
Oppure, come ha scritto John Cassidy sul New Yorker, Trump sta accontentando i repubblicani sulle nomine per avere in cambio un trattamento di favore sul conflitto d’interessi. O forse semplicemente non è mai stato veramente interessato alle sorti dei lavoratori americani.Quello che sembra certo è che il prossimo governo americano sarà un’emanazione fedele della destra cresciuta durante gli otto anni di presidenza di Obama: bianco, ultraconservatore, straordinariamente ricco e ansioso di smantellare ogni tipo di regolamentazione. Non è una buona notizia per nessuno, a cominciare dai lavoratori a cui Trump aveva offerto una speranza.







Questa news proviene da altrestorie
( http://www.altrestorie.org/news.php?extend.4010 )


Render time:0.0830sec0.0234di queries.queries DB17. Memoria in uso:758,560b