News: ROBERTI, PROCURATORE ANTIMAFIA SPIEGA IL SUO SI ALLA LEGALIZZAZIONE
(Categoria: Canapa e Droga)
Inviato da ferocibus70
sabato 06 maggio 2017 - 12:24:57


 

canapa_indiana3.jpgPrima di parlare di legalizzazione della cannabis, nei suoi più precisi termini, mi fate dire come si rafforza la strategia contro le droghe pesanti?". Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, è un pm di vecchia scuola che pesa le parole. E si interroga non solo sull'azione, ma anche sull'immagine dello Stato. "Il mio pensiero è che se questa scelta va attuata, deve essere assunta a una condizione: che se ne occupino i Monopoli". (REPUBBLICA.IT)

 



 
Procuratore, par di capire che lei non aderisce ideologicamente al "partito" dei magistrati che spingono per questa soluzione.

"Capisco la provocazione, ma "partito" è ovviamente un termine fuorviante..." È per questo che non era, ieri, al convegno aperto a Napoli da giudici e operatori sociali?
"No, assolutamente. Ero assente perché ero atteso a Carpi, nelle stesse ore, per partecipare ad un'iniziativa sulla legalità. Ma ho inviato una nota ai lavori di quel convegno. Un testo che è stato letto dal collega Francesco Curcio e che rispecchia fedelmente l'analisi e il lavoro compiuto su questi temi dalla Direzione nazionale antimafia, nel parere formulato sui disegni di legge all'esame del Parlamento. Quanto all'immagine di un "partito" dei magistrati per la legalizzazione, essa non solo non è reale, perché esistono orientamenti e pareri diversi; ma anche perché non rispecchierebbe la complessità e anche l'impegno e la partecipazione civile e sociale che non può essere vietata ai magistrati, e che comunque arricchisce un dibattito magari utile al paese. E al legislatore".

Quindi, lei è d'accordo sulla liberalizzazione, ma ad alcune condizioni.
"Non si tratta di dettare condizioni, ma di precisare priorità e articolazioni di una strategia".

Cosa significa?
"Abbiamo già avuto modo di segnalare come, di fronte all'incredibile incremento dell'uso e dello spaccio di droghe leggere - un vero e proprio boom che ormai conta 3 milioni di consumatori abituali solo nel nostro paese - l'azione di contrasto ai cartelli criminali e al terrorismo tende a potenziare i suoi strumenti e le sue risorse investigative contro i narcos, contro i trafficanti e i grandi riciclatori con i loro spaventosi volumi d'affari, e il relativo inquinamento dell'economia a livello internazionale".

Quindi, cala fatalmente la lotta ai cosiddetti pesci piccoli?
"Comprensibilmente, io dico, si razionalizza su quel fronte della cannabis l'impiego delle forze dell'ordine, che comunque sono sul campo, specie in alcune realtà del paese, con grande impegno e abnegazione".

Sta dicendo che legalizzare non è una sconfitta per lo Stato, ma quasi una scelta obbligata?
"Il punto è che stilare le priorità è fondamentale. E non può che essere prioritario concentrarsi nella lotta contro gli imperi criminali dei narcos e le droghe pesanti e sintetiche. Ma sia chiaro che nei nostri pareri siamo sempre stati rispettosi delle opinioni diverse, talora anche molto autorevoli ".

Concretamente, queste priorità come si traducono?
"Stiamo operando, anche sulla base di un protocollo di intesa con la Direzione centrale dei Servizi antidroga della polizia, per promuovere una svolta vera e propria nelle inchieste e nell'attacco alle finanze di questi trafficanti. Quindi, concentrarsi sul web, sul deep web a livello mondiale, sulla diffusione delle operazioni sotto-copertura, sulle indagini economiche e finanziarie, su intercettazioni telematiche".

Il punto resta lo Stato. Legalizzare sì, ma che se ne occupino i Monopoli.
"Certo. Deve essere lo Stato nella sua centralità, e in via esclusiva, a occuparsi della coltivazione, lavorazione e vendita della cannabis e dei suoi derivati. Così sottrarremo spazi di mercato alle organizzazioni criminali come 'ndrangheta e camorra, o ai clan nord africani, afgani, albanesi".

Niente gestione a ragazzi o giovani coop.
"Radicalmente contrari".

Sarebbe troppo rischioso?
"Sì, lo sarebbe soprattutto per lo Stato. Non si può correre il pericolo che i criminali rientrino dalla finestra".

(REPUBBLICA.IT)









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