News: COLORADO: AUMENTANO I RICOVERE PER USO DI CANAPA?? ENNESIMA FAKE NEWS
(Categoria: Canapa e Droga)
Inviato da ferocibus70
martedì 05 novembre 2019 - 16:33:53



Mi chiedo perchè non vengono portati all'attenzione i problemi generati dall'uso/abuso di alcol mentre si lanciano allarmi sulla canapa per l'1,2 % di ricoveri per la canapa. Non trovo dati specifici sull'abuso di alcol negli USA , ma giusto per esempio, in Italia l'alcol risulta responsabile , il 63 % di tutte le cirrosi epatiche, il 45 % di tutti gli incidenti, il 41 % di tutti gli omicidi, il 9% delle invalidità e delle malattie croniche (fonte). Questi si numeri da allarme, di cui però nessuno si occupa e per cui nessuno apre polemiche o minaccia di bandire l'alcol. Siamo sempre all'ipocrisia ed all'interesse a mantenere il mercato nero di canapa che produce milioni. (admin)

Boom di incidenti e visite psichiatriche in Colorado dopo la legalizzazione? Facciamo chiarezza e smontiamo le fake news
da DolceVita   di giuseppe nicosia

canapa california coltiv.jpgLo scorso 29 febbraio, sul “Il Fatto Quotidiano”, è stato pubblicato un articolo dal titolo: “Marijuana, Colorado 5 anni dopo la legalizzazione: record di gettito, ma visite psichiatriche quintuplicate al pronto soccorso”. Avendo più volte trattato i vantaggi derivati dalla legalizzazione, abbiamo voluto indagare in modo più approfondito eventuali aspetti negativi, come quelli riportati nell’articolo del noto quotidiano. Una prima indagine ci ha portato a constatare che la situazione è tutt’altro che critica: vediamo infatti che ci sono stati un totale di 7.438.905 ricoveri dall’1 gennaio del 2000 al 30 settembre del 2015. Di questi solo lo 0,3% è riconducibile alla marijuana, mentre l’1,2% riguarda persone che avevano assunto cannabis o derivati, ma che non erano in pronto soccorso per tale motivo. 
da DolceVita



Facendo una valutazione su campione di 100.000 ricoveri, vediamo che quelli causati direttamente dal consumo di marijuana sono aumentati da 274 nel 2000 (prima della legalizzazione) a 593 nel 2015. (Fonte: PubMed – Central National Library of Medicine/ National Institute of Health). Questi numeri ci sembrano tutt’altro che allarmanti, ma abbiamo voluto chiedere un parere a Davide Fortin (economista specializzato nelle politiche sulle droghe all’Università Sorbona), collaboratore di Marijuana Policy Group (MPG), una società di consulenza economica e politica, riconosciuta a livello internazionale per il suo ruolo di ricerca e indagine in merito ai mercati della cannabis medica e ricreativa.
Il dott. Fortin specifica che l’incremento delle visite dopo la legalizzazione della cannabis è dovuto principalmente a tre motivi:
  • la maggiore onestà da parte dei pazienti nel dichiarare l’uso di una sostanza legale in ambiente ospedaliero;
  • la maggiore attenzione dell’operatore sanitario relativamente ai casi legati alla cannabis legale e a un aumento delle analisi tossicologiche sulle urine nei casi sospetti;
  • la nascita di nuove categorie di prodotto come quella alimentare a base di THC, con effetti inaspettati tra i consumatori inesperti. (NB: Al contrario dell’inalazione, gli effetti psicoattivi di un prodotto ingerito sono ritardati e possono portare a un involontario abuso nei soggetti impazienti di “percepire” gli effetti del prodotto)
Rispetto all’utilizzo errato dei prodotti alimentari da parte di molti consumatori, il dott. Fortin ci racconta che nell’ambito della consulenza con MPG per lo Stato del Colorado, ha lavorato a uno specifico studio per definire la dose standard di Delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) nei prodotti alimentari. Dal 2015 questo studio ha permesso di cambiare il packaging negli alimenti a base di THC in modo da rendere ben chiara la dose standard per i consumatori, e ridurre così le visite al pronto soccorso dovute all’abuso di questi prodotti nel paese. Il dott. Fortin ci spiega inoltre che l’aumento delle visite è dovuto principalmente a turisti senza alcuna esperienza e educazione all’assunzione, che abusano di THC, in particolare nella sua forma alimentare. Sono invece stabili i ricoveri per abuso di cittadini residenti grazie alle campagne di informazione sui pericoli derivanti dall’abuso e per un consumo responsabile. Parlando di incidenti stradali, diversi studi hanno confrontato quelli avvenuti negli stati che hanno legalizzato (Colorado e Washington) con quelli avvenuti in stati a regime proibizionista. Le ricerche dimostrano che non vi è alcuna differenza rilevante nelle statistiche. Dunque, sino ad ora, i dati provano che la legalizzazione della cannabis non influenza il numero degli incidenti.
Viene invece considerato fisiologico l’aumento di cittadini alla guida con THC nel sangue. Ciò è dovuto principalmente a due fattori che influenzano le statistiche:
  • il primo riguarda l’aumento dell’uso medicale e occasionale tra la popolazione adulta dopo la legalizzazione;
  • il secondo riguarda il numero di forze dell’ordine addestrate per i controlli anti-droga che è aumentato quasi del doppio, passando da 129 nel 2012, a 214 nel 2018.
Analizzando gli incidenti mortali dove almeno uno dei due conducenti è risultato positivo al test per la cannabis, l’aumento segnalato dalle forze di polizia riguarda la presenza di THC nel sangue, ma non dimostra che il conducente fosse realmente in stato psicofisico alterato. Sottolineiamo comunque l’importanza di non guidare sotto effetto di sostanze stupefacenti legali o non, nel rispetto della propria e dell’altrui vita. Rivolgendoci alle blasonate testate giornalistiche italiane, ricordiamo che prima di scrivere un qualsiasi articolo soprattutto quando si trattano temi di elevata importanza sociale ed economica, è un dovere del giornalista valutare bene le notizie e riportare correttamente i dati statistici. Questo genere di ricerche e relative conclusioni, in un momento storico come questo, diventano di primaria importanza nel nostro Paese: la nostra economia ha bisogno una spinta per ripartire, e occorre salvaguardare la salute pubblica e dell’ecosistema rivoluzionando gran parte del sistema produttivo. Se la cannabis è davvero uno strumento utile, lo possiamo constatare solo attraverso l’esperienza di stati più coraggiosi del nostro. Chi fa informazione non dovrebbe mai strumentalizzare i dati delle ricerche né distorcerli a suo piacimento. Tanto meno si dovrebbero pubblicare articoli dai titoli forzatamente sensazionalistici e ben poco veritieri.
Il rischio è sempre quello di influenzare negativamente l’opinione pubblica, alimentare i pregiudizi e avvalorare le tesi proibizioniste e fallimentari di quei politici ostili al cambiamento.

 





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