News: LA POLITICA DI UNA VOLTA E I FURBETTI DEI 600 EURO DI OGGI
(Categoria: ITALIA)
Inviato da ferocibus70
venerdì 21 agosto 2020 - 10:38:31


nuvolarossa.gifStamattina su Il Venerdì di Repubblica, c'era questa vecchia letterea di Di Vittorio (sindacalista e leader comunista)del 24 Dicembre 1920. La lettera dimostra cosa significa davvero fare politica, e l'abisso che separa quella politica, dove esistevano ancora ideali ed etica, e l'attuale dove dei parlamentari  si fregano perfino 600 euro destinati alle partite iva in difficoltà causa lockdown.  Dimostra anche che la diversità dei "comunisti" magari anche un po' snob era un valore aggiunto in cui riconoscersi che oggi si è smarrito per inseguire il liberismo selvaggio che sta travolgendo le nostre vite e quella del pianeta su cui viviamo. La lettera di Di Vittorio è inviata a questo sig. Preziuso che gli aveva mandato un regalo per Natale.


Egregio Sig. Preziuso.


In mia assenza, la mia signora ha ricevuto quel po’ di ben di Dio che mi ha mandato. Io apprezzo al sommo grado la gentilezza del pensiero del suo Principale ed il nobile sentimento di disinteressata e superiore cortesia cui si e’ certamente ispirato. Ma io sono un uomo politico attivo, un militante. E si sa che la politica ha delle esigenze crudeli, talvolta brutali anche perche’ – in gran parte – e’ fatta di esagerazioni e di insinuazioni, specialmente in un ambiente – come il nostro – ghiotto di pettegolezzi piu’ o meno piccanti.  



 
Io, Lei ed il Principale, siamo convinti della nostra personale onesta’ ma per la mia situazione politica non basta l’intima coscienza della propria onesta’. E’ necessaria – e Lei lo intende – anche l’onesta’ esteriore. Se sul nulla si sono ricamati pettegolezzi repugnanti ad ogni coscienza di galantuomo, su d’una cortesia – sia pure nobilissima come quella in parola – si ricamerebbe chi sa che cosa. Si che, io, a preventiva tutela della mia dignita’ politica e del buon nome di Giuseppe Pavoncelli, che stimo moltissimo come galantuomo, come studioso e come laborioso, sono costretto a non accettare il regalo, il cui solo pensiero mi e’ di pieno gradimento. Vorrei spiegarmi piu’ lungamente per dimostrarle e convincerla che la mia non e’, non vuol essere superbia, ma credo di essere stato gia’ chiaro. Il resto s’intuisce. Percio’ La prego di mandare qualcuno, possibilmente la stessa persona, a ritirare gli oggetti portati. Ringrazio di cuore Lei ed il Principale e distintamente per gli auguri alla mia Signora.
Giuseppe Di Vittorio








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