News: LA LEZIONE MESSICANA
(Categoria: BROGLI ELETTORALI)
Inviato da ferocibus70
mercoledì 08 novembre 2006 - 16:43:41

L'articolo sotto, sulle lezioni Messicane, è stato tratto dal Blog di Gianluca Freda che l'ha tradotto. L'articolo originale in inglese lo trovate QUI . Come molti sapranno le elezioni messicane hanno dato luogo a feroci contestazioni del candidato delle sinistre, perchè ci sono sospetti, in verità più che sospetti, sulla regolarità del voto. Freda dopo la lettura dell'articolo di di aver cambiato parere. All'inizio credeva che gli ipotetici brogli fossero stati fatti con l' elettronica, dopo la lettura si dice convinto che siano stati fatti sul cartaceo, cioè sulle schede. Come detto più volte nelle pagine del sito, io sono convinto che la notte dello spoglio è successo qualcosa. Ma non c'è possibilità di dimostrare se ci siano stati brogli, nè in che modo siano stati fatti.


Leggendo l'articolo è però evidente che un broglio simile in Italia non sarebbe possibile. Si dovrebbero ipotizzare seggi completamente di destra, con tutti i componenti disposti a truccare le schede, ma anche ammesso che ciò fosse possibile sappiamo tutti che i DS mantengono una struttura elettorale eccellente e capillare. Hanno rappresentanti in moltissimi seggi, tutti ben preparati. Perciò pensare che si possano truccare milioni di schede in migliaia di seggi mi pare assurdo. Quante persone dovrebbero essere coinvolte? Come poterebbero essere sicuro che nessuna delle migliaia di persone dopo non parli, per un motivo o per un altro. Certo è possibile comunque che si faccia, ma è contro ogni logica. Potrebbe essere più probabile che si sostituiscano i verbali , nelle prefetture o al ministero dell'Interno, contando sul fatto che fanno fede quelli e nessuno riconta le schede. Allora qual'è il senso dell'articolo sotto?
Prima di tutto il grafico che ricorda quello delle elezioni italiani. Maledettamente simile. Poi i commenti del professore di statistica, che conferma che per avere un simile grafico bisogna credere ai miracoli.... Infine che dagli USA, al Messico, all'Italia pare che manco più le elezioni sino garantite. Cioè il momento topico della democrazia, la sua stessa essenza, sta diventando una burla. Per cui la democrazia è ridotta a puro fatto formale senza alcun contenuto. conclusioni finali, dovrebbero convincere anche le anime belle che non è in alcun modo auspicabile il passaggio da votazione cartacee a votazioni digitali. Col cartaceo rimane la possibilità di controlli, per quanto difficili, con l'elettronica tale possibilità verrebbe meno. PC sono ottimi strumenti, ma non garantiscono alcuna sicurezza dato che sono facilmente violabili e manipolabili.

Giuseppe Galluccio 24/8/06
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La lezione messicana sui rischi del voto cartaceo
di Greg Palast (dal Guardian, 7 agosto 2006)


Nei sei anni durante i quali ho indagato su quel campionato di furto con scasso che in America chiamiamo “elezioni”, è andata crescendo una nuova industria della Riforma Elettorale. Ciò è un bene. Quel che invece mi preoccupa è che la maggior parte dello sforzo si sia concentrata sul elezioni_messico.jpgtentativo di impedire l’installazione di apparecchi per il voto elettronico. Le schede cartacee, ci è stato detto, salveranno la nostra democrazia. Beh, scordatevelo. Durante il weekend, il partito che governa il Messico ci ha mostrato come sia possibile truccare le elezioni nonostante l’intera popolazione utilizzi le schede cartacee più semplici del mondo. Sabato scorso il tribunale elettorale messicano noto come “TRIFE” (si pronuncia come si scrive) ha ordinato un riconteggio delle schede dopo le discusse elezioni presidenziali del 2 luglio scorso. Beh, non esattamente un riconteggio del tipo “contiamo tutte le schede”, ma una revisione del 9% dei 130.000 seggi della nazione. La “soluzione 9%” è stato il maldestro tentativo del TRIFE di mettere a tacere le proteste delle molte centinaia di migliaia di sostenitori di Andres Manuel Lopez Obrador che si erano riuniti nella capitale occupandone la via principale. Lopez Obrador, lo sfidante di sinistra conosciuto anche come AMLO dalle iniziali del suo nome, avrebbe perso le elezioni presidenziali per appena uno 0,5 di voti di scarto. Dico “avrebbe perso” perché, mentre George Bush si congratulava con il suo amico Felipe Calderon per la vittoria, le prove che ho potuto osservare a Mexico City urlano che probabilmente il vero vincitore della competizione è stato lo sfidante AMLO. Il presidente Bush dovrebbe prendere in considerazione alcune spiacevoli verità riguardo il conteggio dei voti in Messico:

Primo
: gli exit poll raccolti dall’Instituto de Mercadotecnia y Opinion su un campione di 80.000 elettori indicavano che Obrador aveva battuto Calderon con un 35, 1% contro il 34,0%.
Secondo: i risultati che arrivavano dallo scrutinio dei seggi sono stati assolutamente fantascientifici. Sono stato insegnante di statistica e ciò che ho visto in Messico avrebbe lasciato sbigottiti anche i miei studenti più brillanti. [Avresti dovuto vedere quel che è successo in Italia l'11 aprile, Nota del Traduttore]
Ecco l’enigma: le decine di migliaia di postazioni elettorali della nazione iniziano a far affluire i risultati verso la capitale, in ordine sparso, dopo la chiusura dei seggi. Perciò, dal punto di vista statistico, ci si aspetterebbe che i risultati rimangano pressochè immutati man mano che il totale dei voti viene elaborato. Come previsto, AMLO è rimasto per tutta la sera in vantaggio, con un buon margine, sul candidato di destra Calderon. Questo fino a poco dopo mezzanotte. All’improvviso, i seggi hanno iniziato a riportare vantaggi di Calderon prima di cinque a uno, poi di dieci a uno, infine, verso la fine degli scrutini, di cento a uno.

Che cosa strana. Ho espresso le mie perplessità al professor Victor Romero dell’Università Nazionale del Messico, il quale ha concluso che i risultati che venivano riportati dovevano essere stati “un miracolo”. [abbiamo miracoli così anche in Italia!! Venite, venite a vedere!!, Nota del Traduttore]. Le sue parole sono state: “un evento di carattere religioso”, ma statisticamente impossibile. C’erano due sole spiegazioni, ha detto il professore: o il padreterno stava truccando le elezioni o funzionari del partito di governo avevano iniziato a manipolare un numero massiccio di schede quando si erano resi conto che il loro candidato stava per perdere.

Come ci sono riusciti? “Facile facilino”, come direbbero i miei bambini. In Messico il voto per il presidente avviene con una scheda a sé stante, senza alcuna indicazione di partito. Chi non vuole votare per il presidente, si limita a scartare la relativa scheda. Non esiste sicurezza del voto. Nelle zone in cui non esistono scrutatori dell’opposizione affidabili (vale a dire in circa un terzo del paese), chiunque può inserire schede nelle urne elettorali, che sono scarsamente sorvegliate. (AMLO ha mostrato una cassetta registrata in cui una di queste operazioni di manipolazione è stata colta sul fatto).

E’ anche incredibilmente semplice far sparire delle schede elettorali, escluderle dal conteggio o semplicemente dichiararle “nulo” (“nullo”, cioè illeggibile).

Il TRIFE, il tribunale elettorale ufficiale, ha respinto la richiesta fatta da AMLO di ricontrollare quei seggi da cui sono venuti fuori i numeri “miracolosi”. Né il tribunale ha voluto aprire e ricontare quel milione circa di schede “nulle”, ufficialmente “non attribuibili”, che rappresentano circa il quadruplo della maggioranza virtuale di Calderon.

Le schede elettorali messicane, vorrei sottolinearlo, sono un modello di chiarezza, con grandi simboli di ciascun partito su cui è sufficiente tracciare una croce. Il partito al governo vorrebbe farci credere che un milione di elettori hanno fatto la fila per votare, hanno preso la scheda, non ci hanno fatto nessun segno, poi l’hanno ripiegata e l’hanno messa nell’urna, facendo finta di aver votato. Forse, come già avvenuto in Florida nel 2000, quelle schede “illeggibili” erano piuttosto leggibili. In effetti, le poche urne elettorali su cui è stato eseguito il riconteggio hanno rivelato che le schede “nulle” erano in realtà voti a favore di AMLO. Il tribunale ha deciso di non indagare oltre.
Gli unici seggi in cui il TRIFE ha ordinato un riconteggio sono quelli in cui i registri elettorali letteralmente non avevano registrato nulla. Seggi in cui l’aritmetica era stata spenta. Si sono perfino rifiutati di indagare su quei seggi le cui urne elettorali sono state ritrovate nelle discariche cittadine.
Ci sono altri “miracoli” che il TRIFE ha deciso di ignorare: un risultato stranamente misero, di appena il 44%, nello stato in cui Lopez Obrador è più popolare, Guerrero (Acapulco), a fronte di risultati che altrove arrivano fino al 60%. I voti non sono spariti, ha spiegato il partito di governo, semplicemente i sostenitori dello sfidante, sicuri della vittoria, non si sono curati di andare a votare. Sicuri della vittoria… in Messico?
In altre parole, nonostante le schede cartacee, le elezioni sono state truccate, alterate e manipolate.

Questo vuol forse dire che gli attivisti americani dovrebbero smetterla di lottare per le schede cartacee e arrendersi al robo-voto, democrazia computerizzata in una scatola? Cavolo, no! Lopez Obrador ha portato centinaia di migliaia di persone nelle strade, settimana dopo settimana, al grido di “voto por voto”, ricontare ogni singola scheda. Ma i sostenitori di AMLO hanno potuto chiedere il riconteggio solo perché le schede di carta rendevano il riconteggio possibile. Se le elezioni messicane si fossero tenute con le Diebold special [le tristemente note macchinette elettroniche usate per il voto americano, NdT], non ci sarebbe stato alcun modo di ricontare gli elettroni fluttuanti nel ciberspazio.

Le schede cartacee rendono la democrazia possibile, ma non garantita. Le schede nulle, non gli elettori, hanno deciso il presidente del Messico. L’unica altra nazione che conosco con una percentuale così alta di schede nulle sono gli “Estados Unidos”, gli USA. [E l’Italia?, NdT]
E come in Messico i voti nulli, le schede cestinate, invalide e respinte, hanno sopraffatto la volontà degli elettori, così è avvenuto anche a nord del Rio Grande nel 2000 e 2004. Le manipolazioni sul cartaceo, non quelle via computer, hanno rubato la Florida e l’Ohio. E ruberanno il Colorado e il New Mexico nelle elezioni del 2008.
In altre parole, cari gringos attivisti, è meglio che smettiamo di fissarci sulla prestidigitazione via laptop e che dedichiamo le nostre vite e le nostre fortune a impedire i giochetti con liste di registrazione, schede provvisorie, voto postale, richieste di documenti agli elettori e i meno attraenti, ma orribilmente efficaci, metodi utilizzati per sopprimere, invalidare o comunque nascondere il voto.



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