News: IL FASCISMO CHE AVANZA
(Categoria: STORIA/CULTURA)
Inviato da ferocibus70
domenica 18 novembre 2007 - 20:42:27

 Il dissolversi dei valori fondanti è trasceso ad un certo punto in una vile tolleranza verso comportamenti quotidiani un tempo impensabili: ci si può impunemente "pulire il sedere col tricolore", calunniare ostentatamente la magistratura, buttare due stampelle in faccia a una senatrice novantenne, sputare i "vaffa" e gli insulti più biechi verso gli avversari politici.


Sotto troverete un articolo di Mario Pirani che lancia gli stessi miei allarmi. Il revisionismo idiota di Violante, la poca attenzione a comportamenti intollerabili come quelli di Bossi che vuol pulirsi il culo col tricolore, o di Castelli, ministro della Repubblica, che canta e ride saltando al grido di "chi non salta italiano è!!" sono gli esempi dei gesti che hanno demolito una serie di valori fino ad ora indiscussi.
La storia si può, si deve rivedere, a distanza di anni, ma senza arrivare allo sciocchezzaio, come ha fatto Violante, ma anche Pansa e tanti altri interessati. Non possono lasciarsi passare come semplici marachelle atteggiamenti eversivi che poi squassano quel sistema di valori che , bene o male , tiene insieme il paese. Cosi si arriva all'assalto delle caserme, che non è avvenuto manco negli anni bui del terrorismo. E non per un disegno politico, non perché si intenda davvero rovesciare uno stato asservito alla mafia ed alla P2. Ma semplicemente cosi, perché si può, per vedere l'effetto che fa. Perché la rabbia sociale non ha più gli argini culturali che aveva prima. Perciò nell'analisi concordo quasi in toto con Pirani. Però non mi convince sul fenomeno Grillo e su Scalfari. Cosi come non condivisi le idee di Scalfari nei giorni del V-day. Non regge l'equiparazione tra la violenza barbare dei delinquenti ultrà, con il vaffanculo venuto maggiormente dall'elettorato di sinistra che non era antipolitica, ma richiesta di una politica vera seria, rivolto ad una classe politica che non ha più credibilità?? La rabbia del vaffanculo viene alimentata dalla mancanza di risposte ai problemi, e dal mancato rispetto degli impegni elettorali. Chi se non la sinistra è colpevole di non avere stigmatizzato a dovere le uscite eversive di Bossi e Castelli, di Berlusconi e soci? Chi, con la bicamerale, ha elevato a rango di statista un ex piduista sospettato di collusioni con la mafia? Fu Violante a dire le sciocchezze su repubblichini e martiri della Resistenza, in Parlamento, non certo quelli del V-day, o Grillo o Travaglio. Sylos Labini avvisò di tutto questo per anni, prima di morire, ma tra la sinistra indifferente che lo accusava di essere un demonizzatore e di fare il gioco del berluska. Tutto questo tra il grido di dolore di una grossa fetta dell'elettorato, quella più avvertita e capace di cogliere la brutta strada che si stava percorrendo. Cosi come è giusto ricordare che non è la stessa cosa morire per la libertà o al servizio del nazifascimo, mi pare doveroso ricordare dove sono le responsabilità della melma che ci avvolge. Ovvio che poi la rabbia di chi si è sgolato a gridarle queste cose, si trasforma in un sonoro e liberatorio vaffanculo... Ma a confonderlo con la violenza cieca di quelli che assaltano le caserme, o con l'idiozia di Casarini, si commette un grossolano errore. Quelli fanno violenza senza uno scopo, per sfogare rabbia e frustrazione. Noi, mi ci metto pure io, chiediamo una politica seria, che rispetti gli impegni, che risolva i problemi, che stia attenta a certi valori che non sono retorica, ma la colla che tiene unito il paese.

giuseppe galluccio 18/11/07
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I VELENI CHE POSSONO SOFFOCARE LA DEMOCRAZIA
Un veleno insidioso sta infettando le fibre del nostro Paese. Un veleno di lunghissima latenza che per cinquant´anni aveva provocato solo manifestazioni epidermiche e apparentemente residuali perché neutralizzato da anticorpi ancora vigorosi. Anticorpi elaborati da valori che apparivano vivi e ormai metabolizzati nel corpo della Nazione: la Costituzione nata dalla Resistenza, la Repubblica e le sue istituzioni, la Storia patria, dal Risorgimento al Dopoguerra, caratterizzato dalla conquista, lungamente attesa, dell´unità d´Italia, della libertà e della democrazia. Ebbene questo patrimonio si presenta oggi per i più svuotato di senso, da molti rinnegato, ignoto alle giovani generazioni cui l´eredità culturale non è stata trasmessa, vissuto con pavida nostalgia da chi dovrebbe difenderlo.
"Ben scavato, vecchia talpa", diceva Carlo Marx e così potrebbero ripetere desolati quanti fra noi si sono invano impegnati perché il cosiddetto revisionismo non si traducesse in svalutazione dissacrante del senso storico e non secernesse una melma grigia dove tutto si parifica e confonde, le vittime e i carnefici, chi si è battuto per la libertà e chi si schierò per la dittatura e il razzismo, chi credette in un´Italia "una e indivisibile" e chi la sfasciò in nome di un ingiurioso federalismo d´accatto. Il dissolversi dei valori fondanti è trasceso ad un certo punto in una vile tolleranza verso comportamenti quotidiani un tempo impensabili: ci si può impunemente "pulire il sedere col tricolore", calunniare ostentatamente la magistratura, buttare due stampelle in faccia a una senatrice novantenne, sputare i "vaffa" e gli insulti più biechi verso gli avversari politici.
La spiegazione è che si tratta al massimo di intemperanze innocue, volgarità cui non prestare attenzione. Così tutto è permesso o si è lasciato pensare che lo sia.
Anche assaltare le caserme della polizia e le stazioni dei carabinieri (tra l´altro il Carabiniere è stato per un secolo e mezzo uno dei simboli più rispettati e cari agli abitanti di ogni borgo e paese). Se non cogliamo, infatti, la connessione tra la trama di fondo e gli ultimi eventi, scambiandoli per eccessi di una tifoseria sportiva, si rischia di non capire la natura dell´ondata di violenze che nello spazio di poche ore si sono ripercosse lungo tutta la Penisola. Non siamo di fronte a ricaschi endemici di tifoseria ma ad una forma di squadrismo organizzato che comprende secondo i censimenti dell´intelligence almeno ottantamila giovani organizzati in 63 gruppi di estrema destra e 35 di estrema sinistra, assieme confluenti nell´assalto violento ed eversivo alle forze dell´ordine, considerate il "braccio armato della repressione". Dovrebbe esser chiaro che gli stadi, le curve e le adiacenze urbane, così come i match che vi si giocano, servono solo quale cornice logistica e punto di raccordo dell´eversione.
Fin qui alcune analisi già concordano ma, pur con qualche dubbio, vorrei azzardare una ipotesi a più largo raggio che comprende fenomeni ancora non collegati ma che potrebbero «precipitare» come avviene negli esperimenti chimici in una confluente spinta eversivo-squadristica di natura più generale.
Si tratta di fenomeni localizzati ed altri più estesi. Tipico il caso del leader veneto dei no-global "disubbidienti", Luca Casarini, che ha subito lanciato un messaggio di piena adesione agli "arditi" partiti all´attacco delle caserme. "Di fronte alla violenza delle forze dell´ordine – ha proclamato – non si possono fare discorsi a compartimenti stagni. E´ un problema di indignazione generale a prescindere dalla collocazione politica". Lo spartiacque fra le estreme sembra ormai più apparente che reale.
Sono consapevole che molti lettori non saranno d´accordo ma in questo panorama di nuvole e nembi che minaccian tempesta collocherei anche il magma coagulatosi attorno agli slogan di Beppe Grillo. In opposizione ad Eugenio Scalfari (con cui concordavo pienamente) un paio di mesi orsono tanti difesero quegli slogan come insofferenza legittima contro una cattiva politica. Quanti si fermarono a quel giudizio non colsero che l´esperienza memore delle generazioni precedenti è in questo caso più vigile e percepisce che mai, come in questo caso, «il mezzo è il messaggio». Il "vaffa", l´urlo d´incitamento all´odio personale lanciato davanti a migliaia di persone, l´insulto sanguinoso contro questo o quell´uomo politico hanno un solo precedente nella storia d´Italia, lo squadrismo fascista. Allora era il "me ne frego", l´epiteto di "cagoia" sbattuto in faccia al presidente del Consiglio, Nitti, dai legionari fiumani, l´olio di ricino per riempire di merda gli avversari ed esaltare le camice nere.
Qualcuno dirà che esagero e, sinceramente, lo spero. Mi sforzerò, comunque, di chiarire meglio: non credo in un disegno globale, in una centrale dell´eversione. Né mi sembra azzeccato il paragone della Digos che paventa un ritorno del terrorismo. Temo, per contro, l´addensarsi di turbolenze di segno diverso, facilitato da altre componenti fin qui non abbastanza considerate. La prima, di carattere strutturale, è l´influenza organizzatrice spontanea che ha acquisito, soprattutto nel mondo giovanile, la rete web.
Internet, i siti, le e-mail trasmettono, mobilitano, organizzano, esaltano tecnologicamente i nuovi militanti, i loro seguaci, gli adepti potenziali. Dal centro delle città al più sperduto paese un movimento può esplodere da un momento all´altro. Leader fino alla vigilia ignoti si fanno largo. L´urlo telematico diventa un´arma impropria, potente e irresponsabile.
Nel contesto fin qui tratteggiato è emerso da poco un fatto politico non sufficientemente valutato, il sorgere della Destra ad opera di Francesco Storace, con l´apporto pieno di Silvio Berlusconi che alla maxi assemblea dell´Eur ha abbracciato il transfuga di An con una esclamazione di una sincerità non smentibile: "Il mio cuore vibra con voi!". Tra un osanna di viva il duce, saluti romani, rivendicazione delle origini e sberleffi contro gli ex camerati "in pellegrinaggio a Gerusalemme per maledire il fascismo".
Solo la Comunità ebraica ha manifestato la sua indignazione a cui Berlusconi ha risposto rivendicando la sua amicizia per lo Stato di Israele, dimostrando così di non comprendere neppure che di ben altro si tratta. E cioè dell´antisemitismo fascista, delle leggi razziali, della sua connivenza con Hitler e, più in generale, della sua natura dittatoriale e oppressiva che riguarda non solo gli ebrei ma tutti gli italiani.
Naturalmente i soliti osservatori, "mitridatizzati" di fronte ad ogni nefandezza, come abbiamo accennato all´inizio, si sono precipitati a ridurre l´evento alla realpolitik berlusconiana per tener tutti assieme contro la sinistra, senza guardar troppo per il sottile, avvalorata dall´esigenza di riportare all´ovile con la minaccia Fini e Casini. Può essere ma può anche sussistere in quella "vibrazione del cuore" qualcosa di più.
Berlusconi è uomo di intuiti che segue senza remore culturali e ideali. Gli impulsi di pancia precedono in lui il pensiero elaborato. Nessuno come lui fa politica esprimendo il massimo dell´antipolitica. Oggi è assai probabile che intraveda ancor meglio di noi la natura dei moti più o meno spontanei in atto, attribuendogli un segno che può essere a lui favorevole. Chi più di un mago mass-mediatico può interpretare la fenomenologia di interconnessioni emotive tanto casuali, rapide e diffuse quali quelle che abbiamo elencato o quella che si è prodotta dopo l´assassinio della povera signora Giovanna Reggiani alla stazione di Tor di Quinto che nello spazio di poche ore ha portato alla convocazione di un consiglio dei ministri, alla emanazione di un decreto e alle spedizioni squadristiche contro lavoratori romeni che non c´entravano nulla? Tutto può fare da miccia per incendi non prevedibili e rapidissimi. Ma la minaccia può rivelarsi utilizzabile per chi «sente» il corso del vento. E il vento può dargli le ali mentre gli altri bruciano.
Metafore a parte le pulsioni eversive si sono altre volte rivelate nell´agire berlusconiano. Anche la recente intimazione al presidente della Repubblica perché sciolga le Camere e indica nuove elezioni, sulla base dei cinque milioni di firme che Forza Italia afferma di poter raccogliere nei gazebo di Dell´Utri e della Brambilla, conferma la tendenza a trascendere dalle norme istituzionali. L´eversione non è sempre violenta. Se poi emergono movimenti eversivi e violenti, lui sarà il più adatto a dirigerli ad una conclusione vantaggiosa in nome del potere e della stabilizzazione. Nella storia d´Italia il precedente esiste.
Un´ultima osservazione, di necessità rapida, concerne il perché tanta rabbia e protesta dilaghino in strati crescenti delle masse giovanili. Il disagio e la precarietà vengono fatti risalire agli effetti della globalizzazione e non può che essere così. Quando dalla Cina all´India, dall´Indonesia al Brasile si creano, pur tra mille contraddizioni, centinaia di milioni di nuovi posti di lavoro, l´Europa e l´Italia più degli altri non può che scontarne lo scotto. Si può rispondere in due modi: aprirsi alla concorrenza con più libertà e liberismo, più meritocrazia e capacità innovativa per conquistare mercati e lavoro (sulla carta la ricetta del partito democratico) oppure chiudersi a riccio, ostacolare il più possibile l´immigrazione, puntare al protezionismo (sulla carta la ricetta Tremonti-Berlusconi-Bossi). L´una o l´altra scelta portano a comportamenti individuali e collettivi opposti, a politiche divergenti, ad esiti di segno inverso. I governi deboli sono destinati ad essere sballottati tra l´una e l´altra scelta. Solo una democrazia forte e libera è in grado di elaborare e guidare una risposta vincente. O avremo un inedito Berlusconi-ter?

M. Pirani da Repubblica del 17/11/07 ____________________________________________________________

Il commento all'articolo di M.Serra

Repubblica del 18/11/07


L´editoriale di Mario Pirani pubblicato ieri su questo giornale mi ha fortemente colpito, e vorrei dire turbato. Era insolitamente drastico e, temo, terribilmente vero. Volendo riassumerne il senso, spero non troppo rozzamente: il fondamento della democrazia repubblicana, che è l´antifascismo, è stato demolito mattone dopo mattone. Di conseguenza, non esistono più anticorpi politici e culturali in grado di neutralizzare i veleni vecchi e nuovi che minacciano l´identità democratica del Paese: dall´antipolitica al razzismo al secessionismo al tifo ultras, più varie ed eventuali, ogni forma di odio anti-statale è sdoganata. E ogni malattia può attecchire e può essere mortale. Poiché Pirani non è certo inquadrabile nelle categorie del "massimalismo" o del "vetero-marxismo" entro le quali si ha l´abitudine (censoria, ma soprattutto stupida) di rottamare ogni analisi non pacificata, mi domando in quale nicchia liquidatoria possiamo collocarlo per evitare di guastarci il weekend. Pessimista a causa dell´età matura? Brutto carattere? Troppo influenzabile dai cattivi auspici? Nessuna di queste ipotesi, comunque, basta a fugare il dubbio che Pirani abbia ragione.



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