Salvatore il meccanico ha l'officina nello stesso vicolo in cui c'è il quartiere generale dei Pomodori. Che hanno telecamere ed uomini appostati sui tetti per sorvegliare il quartiere, il territorio. Come si fa normalmente quando c'è tensione con altre bande. |
Ambientato nella sterminata provincia di Napoli. Anni 80/90 Il nome gli viene non dall'essere pauroso, ma dal fatto che usava spesso quel termine "cacasotto". Giovanni nasce in un quartiere molto popolare. Palazzine costruite negli anni 50/60 per la gente più povera. Casermoni che finiscono per diventare ghetti invivibili. Li si mischiano famiglie normali, di gente umile ma che lavora onestamente, con altre che vivono nell'illegalità. Molti sono dediti al contrabbando, all'epoca ancora fiorente. Ma poi dal contrabbando si arriva allo spaccio, attività molto più remunerativa. Cosi i ragazzi che vivono in quei casermoni hanno una familiarità enorme con l'eroina, che passa sotto i loro occhi ogni momento, fino a diventare una cosa "normale". Cosi anche Giovanni, come tanti altri, all'età di 19 anni, dopo qualche innocuo spinello, passa all'eroina. Anche se lui viene da una famiglia onesta, un padre operaio. Ben presto diventa un tossicomane. Incomincia a spacciare per mantenere il vizio. Del resto era semplice. La camorra usava i tossici per alimentare la rete di spaccio. Giovanni era cresciuto lì e conosceva tutti quelli che governavano il traffico. Intendiamoci, mezze tacche, gli ultimi anelli della catena insieme ai tossici. Giovanni oltre allo spaccio è dedito ai piccoli furti, perché i soldi per la droga non bastano mai. Così per un furto viene arrestato una prima volta. Il furto di uno stereo. Ma la polizia sa che spaccia. I rapporti al giudice sono negativi. Per cui anche se incensurato si fa un paio di mesi di carcere. Poi esce con la condizionale. Ritorna nelle vecchie palazzine e riprende immediatamente la sua vita di droga e piccoli furti. Passa un anno e subisce un altro arresto. Questa volta viene beccato con un quantitativo di eroina. Se la cava con poco anche stavolta. Perchè la droga, un paio di grammi, non è divisa in dosi preconfezionate come avviene oggi. Allora non si usava preconfezionare le dosi. Era lo spacciatore che faceva la dose al momento dello scambio con i soldi. In questo modo può dire che era per uso personale, e se la cavò con un 'accusa di detenzione. Non fu possibile dimostrare che era droga destinata allo spaccio. Ritorna alle palazzine anche stavolta e riprendere la solita vita. Del resto dove poteva andare? Cosa poteva fare di diverso? In quel quartiere certe storie, quella vita, sono vissute come ineluttabili. La mancanza di cultura non fa vedere alcuna alternativa. E le istituzioni sono completamente assenti per mostrare a questi ragazzi che possono esistere altre strade. Cosi è inevitabile che Giovanni ritorni in carcere. Stavolta però lo beccano con la droga e molti soldi. Spaccio, quattro anni. E' recidivo, ha avuto già due volte i benefici di legge. Va in galera con la prospettiva di restarci per un periodo lungo. In carcere capita nella cella con un tizio di S. Giovanni. Una specie di armadio tanto era grosso, un vero delinquente che lo sottopone ad angherie continue. Giovanni non è in grado di reagire, sia perchè più debole di quel tizio, sia perchè nei primi tempi è in preda ad una fortissima astinenza che gli impedisce di fare alcunchè. Viene picchiato più volte. Finisce in infermeria. Ovviamente non può parlare sarebbe la fine. Un giorno entra in carcere uno delle sue palazzine. Uno di quelli che a volte gli passava la roba. Giovanni chiede aiuto per risolvere la sua situazione. Quello gli dice che chiede ai suoi "capi". Che avrebbe interceduto garantendo che Giovanni era "nu' buono guaglione" (inteso come goodfellas!) Giovanni viene convocato. Gli viene detto che deve fare il giuramento. Lui avrebbe accettato qualunque cosa, pur di cessare le angherie ed i maltrattamenti, le botte e le umiliazioni. Cosi giura e le angherie cessano. Il tizio di S. Giovanni scompare dalla vita di Giovanni che cambia cella. Chissà se fu un caso. O quello di S. Giovanni era stato incaricato di tormentare Giovanni per spingerlo all'affiliazione. Insomma fu reclutato forzatamente. In carcere avviene anche questo. La manovalanza serve alla camorra. La carne da cannone, quelli che fanno i lavori sporchi e rischiano di più. Ora gode di uno status di privilegiato. Non è più un signor nessuno. Appartiene alla famiglia dei Livelli, clan emergente della provincia napoletana. Anche dalle guardie viene trattato con un certo rispetto. Giovanni dopo tre anni esce. Viene ammonito che se ritocca la droga finisce male. Ovviamente la può spacciare se serve, se gli viene ordinato, ma i drogati non sono accetti nel sistema . Sono ricattabili, parlano quando sono in astinenza, venderebbero chiunque per una dose. Insomma non sono affidabili. Giovanni si limita a fare piccole commissioni, porta pacchetti qua e là. Riscuote da qualcuno, negozi, debitori. E' ancora sotto osservazione, non porta armi. Non è ritenuto ancora pronto. Gira in motorino, del clan. Riceve uno stipendio. Giovanni si sente importante, la gente lo guarda diversamente. Sanno che appartiene a quelli li. Perchè lo vedono insieme a quelli, nelle loro macchine, parlare con i capi. Ma le cose non possono andare sempre bene. La famiglia dei Livelli sta pestando i piedi ad altri clan. I Livelli non vogliono che si venda droga nella loro zona. Mica per filantropia. Perchè loro sono interessati ad altri affari. Estorsioni, appalti. E poi come clan emergente hanno interesse a dimostrare di esser forti e capaci di controllare un territorio. Ma le altre famiglie non sono certo disposte a sottostare. Cominciano i primi feriti. L'altro clan con cui lo scontro è più forte è quello dei Pomodori. A Giovanni viene detto di fare attenzione quando sta in giro con il motorino. Di tenere occhi ed orecchie aperte, di annusare l'aria e fare caso a movimenti di uomini del clan rivale. Ma Giovanni in fondo è inesperto. E' poco che sta nel clan, non ha mai fatto parte di una "guerra" sa i rischi, ma non se ne rende conto appieno. Si guasta il motorino. Fa un rumore strano e cammina male. Va dal meccanico a fargli dare un 'occhiata. Il meccanico gli dice che si deve cambiare un pezzo che al momento non è disponibile. "Torna in settimana, quando arriva te lo monto", gli dice Salvatore 'o meccanico. Giovanni torna dopo qualche giorno, ma Salvatore gli dice che ci vogliono un altro paio di giorni per avere il pezzo. "Torna sabato, arriva di sicuro!". Salvatore il meccanico ha l'officina nello stesso vicolo in cui c'è il quartiere generale dei Pomodori. Che hanno telecamere ed uomini appostati sui tetti per sorvegliare il quartiere, il territorio. Come si fa normalmente quando c'è tensione con altre bande. La venuta di Giovanni viene notata. Lo sanno che sta con i Livelli, per cui la cosa viene riportata al capo dei Pomodori. Questo dice ai suoi : "Fate attenzione, sta facenno a spia!". Il sabato Giovanni ritorna dal meccanico, il motorino quasi non cammina più e lui ne ha bisogno. E' indispensabile per i suoi spostamenti ed il lavoro al servizio del clan. Ma dai tetti gli uomini dei Pomodori lo vedono. Vanno dal capo e gli dicono che è la terza volta che è li in una settimana. "Levammancello 'a nanza" (*) fu la risposta. Giggino, Saverio e Totore andarono a pigliare le pistole. Giovanni stava li dal meccanico. il pezzo era arrivato, e aspettava che Salvatore 'o meccanico glielo montasse. I tre scendono, arrivano a tiro e fanno fuoco. Saranno una quindicina di colpi. Otto colpiscono Giovanni che muore sul colpo e si accascia in una pozza di sangue. Brandelli di carne schizzano sui marciapiedi. la gente fugge, il meccanico si rintana nel retrobottega. E' il punto di partenza della guerra tra i Livelli ed i Pomodori. I Livelli vengono sterminati nel giro di un anno. Quella guerra costò una ventina di morti. giuseppe galluccio 24/11/07 (*) Togliamolo di torno Ovviamente la storia è frutto della fervida fantasia dell'autore, ogni riferimento a fati o persone è puramente frutto del caso |