Infatti, grazie alle velleità proibizionistiche che l'hanno ridefinita d’autorità solo come "droga" — e grazie anche alla compiacenza delle associazioni mediche — la Cannabis, nonostante la sua lunghissima storia come farmaco e le molte e documentate proprietà, è stata cancellata da tutte le farmacopee prima ancora di essere veramente studiata secondo i moderni metodi di ricerca biomedica. Non pare esagerato sostenere che questa cancellazione — insieme al sottoutilizzo della morfina ....... |
Droga e politica Cannabis, la vecchia nuova medicina Claudio Cappuccino 4.2001 Finalmente anche in Italia è nato un movimento di base per il recupero della Cannabis alla medicina: l’Associazione per la Cannabis Terapeutica (ACT). Nata dall’iniziativa di un gruppo di malati, medici e studiosi — che nel novembre 2000 hanno preparato un "Libro Bianco sugli usi terapeutici della Cannabis" per il Ministro della Sanità Umberto Veronesi — l’ACT ha sede a Terricciola (Pisa) e ha già raccolto numerose adesioni in tutto il territorio nazionale. Come in molti altri Paesi — dal Canada all’Inghilterra, dall’Olanda all’Australia, dagli USA alla Germania — anche da noi si ricomincia a parlare del potenziale terapeutico di una delle più antiche piante medicinali conosciute, incredibilmente abbandonata dalla medicina ufficiale negli ultimi 50 anni. Il farmaco proibito - Infatti, grazie alle velleità proibizionistiche che l'hanno ridefinita d’autorità solo come "droga" — e grazie anche alla compiacenza delle associazioni mediche — la Cannabis, nonostante la sua lunghissima storia come farmaco e le molte e documentate proprietà, è stata cancellata da tutte le farmacopee prima ancora di essere veramente studiata secondo i moderni metodi di ricerca biomedica. Non pare esagerato sostenere che questa cancellazione — insieme al sottoutilizzo della morfina e degli altri oppioidi per la terapia del dolore — è stata una delle più controproducenti conseguenze delle leggi volte a "proibire le droghe", causa di ingiustificabili sofferenze per milioni di persone. Oggi, tuttavia, lo sguardo deve essere rivolto al futuro. Alcuni segnali positivi sono nell’aria da alcuni anni e potrebbe essere veramente arrivato il momento buono. Molti libri — sia di taglio accademico sia divulgativo — sono stati pubblicati da autorevoli esperti. Esistono ormai rapporti e documenti favorevoli all'impiego della marijuana come farmaco, alcuni dei quali prodotti da insospettabili organismi come l’Istituto di Medicina dell’Accademia Nazionale delle Scienze americana, la British Medical Association o il Comitato per la Scienza e la Tecnologia della Camera dei Lords inglese. Numerose evidenze preliminari sostengono l’utilità della Cannabis e dei suoi principi attivi in una varietà di condizioni patologiche, mentre vi sono ottime ragioni per considerare queste sostanze fra le più sicure e benigne disponibili in medicina. Infine, grazie alla maggior consapevolezza del pubblico, negli ultimi anni sono state approvate in numerosi stati USA leggi locali di iniziativa popolare a difesa del diritto dei malati a curarsi anche con questa "medicina proibita", mentre i governi canadese e inglese si sono ormai pubblicamente impegnati a favorire la ricerca scientifica sulla Cannabis. L’Italia è forse partita in ritardo, ma non disperiamo di allinearci rapidamente alle posizioni più avanzate. Colpevoli ritardi - La Cannabis contiene almeno 60 diversi composti appartenenti alla famiglia dei "cannabinoidi", principi potenzialmente dotati di attività farmacologica, anche se solo alcuni di essi - tra cui il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD) - sono stati finora oggetto di studi clinici. Da tempo sono disponibili in altri Paesi due analoghi sintetici del THC (il dronabinol e il nabilone), utilizzabili soltanto per via orale. La Cannabis sembra avere uno spettro di azioni farmacologiche particolarmente ampio, e per certi versi sorprendente. Alcune delle sue proprietà sono ormai state confermate da studi "in doppio cieco", in cui il farmaco che deve essere valutato viene confrontato con una sostanza inerte ("placebo"), per verificarne l'efficacia. In seguito a questi studi sono stati appurati l’effetto anti-nausea e anti-vomito nella chemioterapia antitumorale, o l’effetto di stimolazione dell’appetito, particolarmente interessante per contrastare la "sindrome da deperimento" (wasting syndrome) dell’AIDS. Altre proprietà, come l’effetto anti-glaucoma e l’effetto anti-spasmi muscolari nella sclerosi multipla e nelle lesioni del midollo spinale, sono state messe in evidenza da una serie ormai importante di casi singoli, almeno per quanto riguarda la sclerosi multipla, attualmente oggetto di studio. < Lo stesso vale per gli effetti anti-infiammatori. E non abbiamo con questo esaurito le "promesse" farmacologiche della Cannabis, anche se la gran parte di queste ultime è ancora da studiare: sono stati identificati effetti antiossidanti e neuroprotettivi (potenzialmente utili negli attacchi ischemici cerebrali), broncodilatatori e antiasmatici, e persino anti-tumorali. Mentre naturalmente gli effetti antidepressivi, ansiolitici, ipnotici, e soprattutto analgesici e anticonvulsivanti (antiepilettici) sono noti fin dall’antichità e sono stati fra i primi a essere conosciuti in Occidente intorno al 1830. L'etica contro la scienza - In tutto questo, occorre soprattutto considerare che, al di là degli allarmismi e dell’isteria anti-droga, la Cannabis è, se non l’unica, una delle pochissime sostanze farmacologicamente attive per cui non è mai stato documentato un singolo caso di morte per reazioni avverse o sovradosaggio. Come ha scritto autorevolmente Jerome P. Kassirer, "gli stadi avanzati di molte malattie e i loro trattamenti sono spesso accompagnati da nausea, vomito o dolore intrattabili. Migliaia di pazienti affetti da cancro, AIDS e altre malattie riferiscono di aver ottenuto notevole sollievo da tali sintomi devastanti fumando marijuana. (...) Io credo che una politica federale che proibisce ai medici di alleviare le sofferenze prescrivendo marijuana a pazienti seriamente ammalati sia male impostata, impositiva e inumana. (...) Non vi è rischio di morte fumando marijuana. Domandare le prove di un’efficacia terapeutica è (...) ipocrita. Le sensazioni nocive provate da questi pazienti sono estremamente difficili da quantificare in esperimenti controllati. Ciò che realmente conta in una terapia dotata di un così alto margine di sicurezza è se un paziente gravemente ammalato prova sollievo come risultato dell’intervento, non se uno studio controllato ne "dimostra" l’efficacia" (Kassirer JP., Federal foolishness and marijuana, New England Journal of Medicine, 336:366, 1997). da narcomafie INFORMAZIONI SU ACT Per saperne di più sull’associazione (Carta d'intenti, Statuto, Modalità d'adesione, ecc.), visitate l'homepage su http://medicalCannabis.it. Il presidente dell'ACT è Salvatore Grasso, medico di Palermo. Il Libro Bianco sugli usi terapeutici della Cannabis (http://www.fuoriluogo.it/quaderni/8) presenta alcune esperienze "vissute" e una documentazione scientifica di base. Per essere informati sugli sviluppi della ricerca, abbonatevi alla newsletter mensile http://medicalCannabis.listbot.com Per contattarci, scriveteci all’indirizzo medicalCannabis@medicalCannabis.it |